Tra l'11 e il 22 novembre l'Azerbaigian ospita la COP29, la consueta conferenza sul clima diventata ormai un vertice cruciale per il futuro del nostro pianeta. L'obiettivo dei partecipanti è rinnovare gli impegni globali per contrastare il cambiamento climatico e accelerare la transizione energetica, con un focus importante per i Paesi in via di sviluppo.
La sfida per il mondo intero
Il primo avvertimento sulle sfide che ci attendono è arrivato in apertura dal Presidente della COP29 Mukhtar Babayev: “il cambiamento climatico è già qui. Dalle case allagate in Spagna agli incendi boschivi in Australia, dall’innalzamento degli oceani nel Pacifico alle pianure aride nell’Africa orientale. Che li vediate o no, le persone stanno soffrendo nell’ombra”. Peccato che manchino a questa edizione i leader dei due colossi dell'inquinamento da CO2, Stati Uniti e Cina. Un problema non da poco, se pensiamo che, come ha aggiunto Babayev, “il programma ambientale delle Nazioni Unite mostra che le attuali politiche ci stanno portando a tre gradi di riscaldamento. Temperature che sarebbero catastrofiche per miliardi di persone”.
Fare di più per contrastare le emissioni globali
L'ultimo rapporto del Programma dell'ONU per l'ambiente (UNEP) sull'Emissions Gap rivela un preoccupante aumento delle emissioni globali, +1,3% nel 2023 rispetto alla media decennale. Questo trend negativo per il pianeta ci rende sempre più distanti dal raggiungimento degli obiettivi climatici e sottolinea l'urgenza di concrete azioni in tutto il mondo. Gli esperti avvertono che il crescente divario tra le emissioni attuali e quelle compatibili con gli Accordi di Parigi rappresenta un rischio sistemico per l'economia globale, con potenziali impatti significativi su settori chiave come agricoltura, energia e infrastrutture.
Inoltre, secondo il rapporto del gruppo di esperti indipendenti di alto livello (IHLEG), tutti i Paesi devono aumentare la propria potenza su ogni area che ha un impatto sul clima, arrivando in media a investire 6,5 trilioni di dollari ogni anno entro il 2030. Per i Paesi in via di sviluppo e per i mercati emergenti la sfida è doppia, perché sono loro a dover aumentare di più gli investimenti nella transizione energetica, dal momento che contribuiranno a oltre il 50% delle emissioni entro il 2030.
Fari puntati anche sulla finanza climatica
Le Nazioni Unte, attraverso le parole del Segretario esecutivo della Convenzione dell’ONU sul cambiamento climatico (UNFCCC) Simon Stiell, ha spiegato che la finanza climatica è una vera e propria “assicurazione globale contro l’inflazione. I costi in aumento del clima dovrebbero essere il nemico pubblico numero uno”. E bisogna agire ora, secondo Stiell. “Eravamo abituati a parlare dell'azione climatica come se riguardasse soprattutto la salvezza delle generazioni future. Ma c’è stata una svolta epocale nella crisi climatica globale, perché la crisi sta diventando rapidamente un killer economico. Gli impatti del clima stanno tagliando fino al 5% del PIL in molti paesi”.
Insomma, la COP29, ancora in corso di svolgimento, sarà un ulteriore banco di prova per la comunità internazionale, dove ogni giorno è dedicato a un tema cruciale per affrontare la crisi climatica. Dalle finanze all'energia green, dalla tecnologia all'agricoltura, ogni giornata è dedicata a un settore specifico, offrendo l'opportunità di approfondire soluzioni e sfide, senza dimenticare giovani, comunità scientifica e temi della biodiversità, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella transizione ecologica.