Il percorso per la decarbonizzazione in sei step

Sviluppo sostenibile
L’economista Chris Goodall, nel libro “What we need to do now for a zero carbon future”, spiega qual è lo stato dell’arte, i costi e i prossimi passaggi della transizione ecologica.
Il percorso per la decarbonizzazione in sei step

Cosa occorre fare per contrastare i cambiamenti climatici? E quanto siamo lontani dalla decarbonizzazione? L’economista Chris Goodall, nel libro “What we need to do now for a zero carbon future”, spiega qual è lo stato attuale, i costi e i prossimi passaggi per la transizione ecologica in sei punti: dall’eliminazione delle emissioni di CO2 alla riduzione delle proteine animali fino alle novità in campo siderurgico.

1. Il costo per arrivare al Net Zero

Secondo il gruppo di ricerca guidato da Mark Z. Jacobson, professore della Stanford University, il costo totale del passaggio a un sistema energetico basato al 100% su fonti rinnovabili entro il 2050 sarebbe di 61,5 trilioni di dollari, equivalente a circa 2,2 trilioni di dollari all’anno, pari a circa il 2,5% del PIL mondiale e poco più del 10% degli attuali investimenti di capitale annuali a livello globale. Secondo il gruppo, il ritorno dell’investimento per la spesa della decarbonizzazione avverrebbe in soli 6 anni.

2. Eliminare le emissioni di CO2

In questo campo, si stanno sperimentando diverse soluzioni. La società di pagamenti digitali Stripe guida una coalizione di grandi imprese che offrono finanziamenti per sperimentare soluzioni che puntano alla decarbonizzazione. Il consorzio ha effettuato sei nuovi investimenti in tecnologie che vanno dall’uso della calce per l’erosione della polvere di basalto alla più economica cattura diretta dell’aria. Anche Carbonfuture, società tedesca focalizzata sulla riduzione di carbonio, ha annunciato il prefinanziamento di tecnologie di rimozione della CO2, con tecniche simili a quelle proposte dal consorzio Stripe.

3. Il passaggio alle proteine non derivanti dalla carne

La società di consulenza Boston Consulting Group (BCG) ha sottolineato che circa il 15% delle emissioni globali di carbonio deriva dalla produzione di bestiame. Ma molti consumatori scelgono già le alternative alla carne in maniera sempre più consapevole: secondo i dati di BCG, infatti, il 31% dei consumatori ritiene che il motivo principale per passare alle proteine non derivanti dalla carne sia proprio l’effetto positivo sulla riduzione delle emissioni di carbonio.

I dati suggeriscono che con un trilione di dollari di investimenti in proteine alternative alla carne potrebbero essere tagliate emissioni per 4,4 miliardi di tonnellate all’anno, molte di più rispetto a 1,3 miliardi di tonnellate tagliate per lo stesso investimento nella decarbonizzazione dell’acciaio.

4. Elettricità a lunga distanza

Le linee elettriche ad alta tensione possono portare oggi l’elettricità da aree che producono molta energia solare ed eolica verso le principali regioni consumatrici. Due dei più importanti progetti proposti prevedono il trasporto di energia dal Marocco al Regno Unito e dall’Australia a Singapore. Entrambi richiedono collegamenti di circa 4mila chilometri, di cui la maggior parte sott’acqua. Il costo di ciascuno dei due collegamenti, secondo i sostenitori del progetto, è di circa 20 miliardi di dollari. Il collegamento Marocco-Regno Unito potrebbe fornire il 10% del fabbisogno energetico totale del Paese destinatario, mentre il flusso verso Singapore promette di coprire almeno il 5% del suo fabbisogno.

5. Commercio di idrogeno

L’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) ha pubblicato un rapporto sul futuro del commercio internazionale dell’idrogeno. IRENA prevede che circa un quarto della produzione totale di idrogeno potrà essere commerciata oltre i confini nel 2050. Il commercio ammonterebbe a circa 150 milioni di tonnellate, di cui il 55% verrebbe trasportata attraverso gasdotti e il resto principalmente via mare sotto forma di ammoniaca, che è un vettore di idrogeno più facile da spostare su grandi distanze rispetto al gas liquido stesso.

6. Idrogeno verde nella produzione dell’acciaio

Arcelor Mittal è uno dei produttori più grandi al mondo di acciaio e si è impegnato a terminare la produzione utilizzando il carbone entro 2050, promettendo di ridurre le emissioni di oltre il 35% in Europa entro il 2030. Questi obiettivi probabilmente potranno essere raggiunti con il passaggio all’idrogeno verde come combustibile. Un progetto che si collega direttamente al lavoro della società tedesca RWE per lo sviluppo dell’energia eolica offshore. Le due aziende intendono costruire parchi eolici nelle acque tedesche che forniranno elettrolizzatori vicini alle acciaierie. Arcelor Mittal punta a produrre 70 megawatt di unità vicino alla sua fabbrica di Brema entro il 2026. Data la grande quantità di idrogeno di cui avrà bisogno la decarbonizzazione dell’acciaio, si punta a garantire fonti di approvvigionamento affidabili nel tempo.