Il Summit of the future è l’evento, organizzato dalle Nazioni Unite, che si è tenuto a New York il 22 e il 23 settembre. L’appuntamento ha riunito i leader mondiali per, si legge sul sito ufficiale dell’ONU, “forgiare un nuovo consenso internazionale su come offrire un presente migliore e salvaguardare il futuro”. Il Summit, infatti, non si presenta solo come un’agorà, ma come il punto nodale di un percorso fatto di discussioni e proposte.
Oltre agli interventi dei leader, infatti, il vertice ha visto l’adozione del Pact for the Future, un documento che ambisce – con un approccio pratico – a rivedere alcune direttrici di sviluppo, dai diritti alle armi autonome, dalla proliferazione nucleare alla stessa governance delle Nazioni Unite.
Dal Summit al Patto
L’obiettivo del Summit, spiega il sito ufficiale del vertice, è stato duplice. Da una “l’accelerazione degli sforzi per rispettare gli impegni internazionali esistenti”, come ad esempio gli obiettivi di Sviluppo sostenibile al 2030; dall’altra “l’adozione di misure concrete per rispondere alle sfide e alle opportunità emergenti”, sulla scia della “Nostra agenda comune”, il documento firmato dal segretario generale António Guterres nel 2021.
Il risultato è stato un documento di ben 66 pagine, con annessi un “patto sul digitale” (il Global digital compact) e una “Dichiarazione sulle future generazioni”. Ecco quali sono gli impegni presi.
Pace e sicurezza
Con il Pact for the future, l’ONU dichiara di fatto di voler cambiare sé stessa, con l’impegno a riformare il Consiglio di sicurezza (espressione dei poteri post-bellici) e a risolvere il problema della sottorappresentazione dei Paesi africani.
Il Patto mira, inoltre, a indirizzare il percorso verso il disarmo nucleare e a stimolare il bando delle armi autonome. L’ambizione non si ferma alla Terra, visto che guarda anche a “prevenire una corsa agli armamenti nello spazio”.
Sviluppo sostenibile e clima
“L'intero Patto – si legge sulla sintesi del documento – è progettato per accelerare l'attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. E non è un caso se è proprio questo il capitolo più ampio. Come orami è consuetudine per le Nazioni Unite, il tema della sostenibilità non è solo ambientale ma anche sociale ed economica. Il Pact for the Future, quindi, pone le basi per “riformare l'architettura finanziaria internazionale, in modo che rappresenti e serva meglio i Paesi in via di sviluppo”. Un’architettura che dia maggiore voce agli Stati finanziati sul modo in cui impiegare le risorse, anche attraverso una più stretta cooperazione con FMI, ONU e G20.
Il Patto apre anche a una misurazione del progresso che vada “oltre il PIL” per rappresentare in modo più compiuto il benessere. Si valuterà inoltre l’introduzione di un livello di tassazione minimo globale, mentre dal punto di vista ambientale si “conferma la necessità di mantenere l'aumento della temperatura globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali” e di “raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050”.
Cooperazione digitale
Sul fronte digitale, il principio che guida il Patto è “l'impegno a progettare, utilizzare e governare la tecnologia a beneficio di tutti”. Concretamente, vuol dire connettere tutte le persone, le scuole e gli ospedali a Internet; legare lo sviluppo del digitale al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale; rendere gli spazi online più sicuri, soprattutto per i minori; gestire l’Intelligenza Artificiale; rendere i dati aperti e accessibili, favorendo modelli open source.
Diritti umani e uguaglianza di genere
Il Pact for future promuove un rafforzamento del lavoro compiuto dall’ONU sui diritti umani e l'uguaglianza di genere, con un appello alla necessità di proteggere i difensori di tali diritti.