L'idrogeno è, ormai da decenni, la grande promessa nel mercato globale dell'energia. Eppure, le grandi aspettative sono state spesso deluse. Lo sviluppo è stato frenato da problemi tecnici, legati alla sicurezza, ai costi elevati e alla convenienza ambientale. L'idrogeno, infatti, non è sempre “pulito” e, pur essendo abbondante nell'universo, raramente si trova in forma pura. Deve quindi essere estratto e immagazzinato. Sono le tecniche con cui questo procedimento viene effettuato che fanno la differenza in termini di costi, sostenibilità e colore.
Quali sono i colori dell'idrogeno
L'idrogeno “marrone” o “grigio” è ricavato dal carbone o dal gas naturale. Ha costi di estrazione più bassi, ma una forte carica inquinante. Se, quindi, è il colore che oggi più si avvicina alla sostenibilità economica, è quello più lontano dalla sostenibilità ambientale. A oggi, rappresenta la stragrande maggioranza dell'idrogeno prodotto.
L'idrogeno “blu” ha un processo estrattivo simile, con la differenza che “cattura” e stocca il carbonio prodotto. Non disperdendolo nell'atmosfera, ha un'impronta ambientale più contenuta (ma comunque significativa) e un costo lievemente più alto.
Pro e contro dell'idrogeno verde
L'idrogeno “verde”, come suggerisce il colore, è quello più sostenibile. Si caratterizza per un processo estrattivo completamente diverso, basato sull'elettrolisi dell'acqua. Si tratta di una tecnica complessa, che richiede grande apporto di energia per scindere l'acqua in ossigeno e idrogeno. Se però arriva da fonti rinnovabili, l'impronta carbonica è vicina allo zero.
L'idrogeno verde rappresenta, al momento, una nicchia. I freni che rallentano il suo sviluppo sono principalmente due. Il primo riguarda la necessità di reperire enormi quantità di energia proveniente da fonti rinnovabili. La transizione è in corso, ma eolico e fotovoltaico non sono ancora in grado di assicurare la mole di elettricità necessaria. La seconda zavorra (in parte legata alla prima) dell'idrogeno verde è nei costi di produzione, praticamente doppi rispetto all'idrogeno blu.
I vantaggi, però, sono chiari in termini di sostenibilità ambientale. A differenza delle rinnovabili (soggette a meteo e condizioni di luce), l'elettrolisi può lavorare 24 ore su 24 e l'idrogeno può essere conservato, pronto all'uso.
La strategia per l'idrogeno
Sarà senza dubbio decisiva una riduzione dei costi capace di rendere la produzione concorrenziale. Se, in prospettiva, sarà il mercato ad accelerare o frenare lo sviluppo, in un primo momento sono necessari incentivi pubblici.
Il Piano di Ripresa e Resilienza dedica una delle missioni a “Rivoluzione verde e Transizione Ecologica”. Suddivisa in quattro capitoli, include il sostegno a “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, con 2 miliardi di euro da investire nello sviluppo dell'idrogeno.
L'obiettivo, in linea con quello europeo, fissato per la prima volta nel Piano Nazionale di Intesa per l’Energia e il Clima, è fare in modo che l'idrogeno risponda al 2% della domanda energetica entro il 2030, raggiunga il 13-14% entro il 2050 e il traguardo del 20% negli anni successivi.