Sostenibilità non significa solo attenzione all’ambiente e transizione ecologica. È un concetto più complesso che riguarda il rapporto tra economia e società e che per questo si declina anche nella più ampia sostenibilità sociale, di cui la parità di genere è uno dei pilastri.
Sostenibilità e inclusione delle donne si reggono l’un l’altra. E non ci può essere una vera transizione ecologica senza quella sociale, come dimostrano anche gli obiettivi posti dal programma Next Generation Eu per la ripartenza dell’Europa dopo la pandemia.
Gli obiettivi dell'ONU per lo Sviluppo Sostenibile
Nel 2015 le Nazioni Unite hanno fissato nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile una serie di obiettivi che hanno come scopo quello di migliorare la vita di tutti, sia a livello ambientale che sociale. L’Agenda contiene 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – tra cui, appunto, al quinto posto, c’è anche la parità di genere.
L’ONU la definisce come “non solo un diritto umano fondamentale, ma una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile”. Ma nonostante ci siano stati negli anni molti progressi, come l’aumento della scolarizzazione delle ragazze a livello globale e l’aumento della presenza di donne nei parlamenti, restano ancora numerosi ostacoli per il raggiungimento di una reale parità di genere.
Secondo il World Economic Forum, per colmare il divario globale nella parità di genere, se si continua a questi ritmi, ci vorranno ancora altri 135,6 anni.
Parità di genere: la strada ancora da fare
I dati parlano da soli. Nel mondo, il divario nella partecipazione al mercato del lavoro tra uomini e donne è rimasto stabile negli ultimi vent’anni, fermo a 31 punti percentuali. Ecco perché l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile ha organizzato dal 30 giugno al 2 luglio il Generation Equality Forum, per richiedere un impegno concreto da parte dei principali attori internazionali nella lotta per la parità di genere. Con questo obiettivo, gli organizzatori del Generation Equality Forum hanno sviluppato un nuovo sistema secondo il quale a tutti i partecipanti è richiesto di sottoporre azioni concrete e misurabili. Tra gli obiettivi misurabili, ci sono la riduzione di metà del digital divide tramite investimenti nell’educazione digitale per l’accesso delle donne alle tecnologie digitali e l’incremento dei prodotti finanziari gender-responsive (che siano sensibili alle disuguaglianze di genere).
E anche il Women20, il gruppo del G20 che si occupa di uguaglianza di genere, tenutosi a Roma sotto la presidenza italiana del G20, si è posto l’obiettivo di individuare una serie di impegni misurabili del tempo. In più, in parallelo al G20, si tiene anche il G20 Empower, l’alleanza per la promozione della rappresentanza delle donne nell’economia: l’unica entità che riunisce insieme il mondo delle aziende private e quello pubblico con l’obiettivo comune dell’inclusione femminile ai più alti livelli, per una reale sostenibilità economica.
Fattore Gender Equality
La questione della parità di genere è uno dei pilastri del Next Generation Eu e anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano per il rilancio dell’economia nazionale tramite investimenti e riforme.
E anche nella finanza, oltre che ai fattori ESG (Environmental, social and corporate governance), gli investitori sono sempre più attenti anche alle società che promuovono la GE, Gender Equality.
I risultati di una ricerca Robeco, come racconta Il Sole 24 Ore, hanno mostrato d’altronde l’esistenza di un rapporto positivo con la redditività aziendale quando l’impresa ha più del 20% di donne nel CDA, più del 30,2% di donne a livello manageriale e più del 44,7% di donne nell’organico complessivo. La ricerca mostra anche che una maggiore partecipazione femminile è legata a una migliore stabilità degli utili, ingrediente essenziale per la sostenibilità a lungo termine.