“Decarbonizzazione” è una parola che ricorre spesso quando si parla di transizione ecologica. Ma cosa si intende veramente? E come sta procedendo?
Decarbonizzazione: una definizione
Partiamo dalla definizione. Per decarbonizzazione si intende il processo di riduzione del rapporto carbonio-idrogeno nelle fonti energetiche. Si tratta di un processo volto a ridurre la quantità di anidride carbonica (C02) nell’atmosfera, un gas essenziale per la vita sulla Terra ma che è dannoso quando supera il suo livello di concentrazione. La decarbonizzazione quindi è strettamente connessa, in particolare, all’abbattimento delle emissioni nocive conseguenti all’utilizzo di energia prodotta da combustibili fossili (carbone, gas e petrolio).
Fonti fossili e rinnovabili
La strategia condivisa a livello globale per procedere verso un’economia decarbonizzata è quella di implementare le fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili. Questo significa puntare su fonti come l’energia solare, quella eolica e marina, fino alle biomasse, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica o “emissioni zero”.
Neutralità carbonica
La neutralità carbonica, o emissioni zero, consiste nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio. Per arrivare a questo obiettivo, l’emissione di gas serra dovrà essere controbilanciata dall’assorbimento delle emissioni di carbonio.
Un metodo è quello dei “pozzi di assorbimento”, ovvero sistemi in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emettono. I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati dal suolo, dalle foreste e dagli oceani, in grado di rimuovere tra 9,5 e 11 Gt di C02 all’anno. Il problema è che le emissioni globali di C02 superano di gran lunga le capacità di assorbimento dei pozzi naturali. E ad oggi, nessun pozzo di assorbimento artificiale è in grado di rimuovere dall’atmosfera la quantità di carbonio necessaria a combattere il riscaldamento globale.
Per cui il modo principale per ridurre le emissioni e raggiungere la neutralità carbonica consiste nel compensare le emissioni prodotte in un settore riducendole in un altro. Questo può essere fatto investendo nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica o in altre tecnologie pulite.
La lentezza del processo di decarbonizzazione
Il 12 dicembre 2015 a Parigi è stato sottoscritto l’Accordo sui cambiamenti climatici, che delineava un percorso per la decarbonizzazione dell’economia con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi centigradi, preferibilmente a 1,5 gradi, e di raggiungere il traguardo delle emissioni zero entro il 2050.
I 195 Paesi sottoscrittori hanno presentato i piani generali nazionali per l’azione per il clima. Ma il processo procede con estrema lentezza: a livello mondiale, il rapporto tra tonnellate di CO2 emesse e tep di energia consumata era 2,39 nel 1990 e 2,32 nel 2018. Solo sette punti decimali in meno in 28 anni.
Nuovi impegni
Dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima deciso dall’amministrazione Trump, il nuovo presidente americano Joe Biden è rientrato nell’Accordo e ha preso l’impegno di azzerare le emissioni nette degli Usa entro il 2050 e decarbonizzare completamente la rete elettrica americana entro il 2035.
Un impegno forte è arrivato anche dalla Cina. Il presidente cinese Xi Jinping all’assemblea generale delle Nazioni Unite ha promesso che Pechino raggiungerà la neutralità carbonica – cioè le “emissioni zero” – prima del 2060, garantendo che il suo picco di emissioni di gas serra si verificherà entro il prossimo decennio.
Anche l’Unione europea ha aggiornato i suoi obiettivi. A dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato il Green Deal europeo, il piano per rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050. E durante lo Stato dell’Unione del 17 settembre 2020, la Commissione ha presentato il suo piano per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, superando l’obiettivo del 40% fissato in precedenza. Il Parlamento europeo, poi, il 7 ottobre ha approvato non solo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, ma anche una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030. E nell’aprile 2021, gli eurodeputati hanno raggiunto l’accordo con il Consiglio europeo sull’obbligo per l’Ue di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Verso la Cop26
La Conferenza delle parti (Cop) sul clima della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento climatico è stata rinviata dal 2020 al 2021, a causa della pandemia da COVID-19. La prossima Cop26 si terrà a Glasgow (Scozia) dall’1 al 12 novembre 2021, con l’obiettivo di impegnare maggiormente gli Stati ad attuare gli Accordi di Parigi.
L’Italia con il Regno Unito avrà la Co-Presidenza della Cop26 e a fine settembre si terrà a Milano l’evento preparatorio “Pre-Cop26”. Intanto, al Global Solutions Summit di Berlino, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso una linea ben definita per le intese che dovranno essere perseguite alla COP26: “Abbiamo due obiettivi. Il primo è impegnarsi a raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni sufficientemente ambiziosi, limitare il surriscaldamento globale non oltre 1,5 gradi e raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050. Il secondo è mitigare i potenziali danni. Dobbiamo rafforzare le misure di contenimento accelerando l’eliminazione graduale del carbone. E garantire un maggiore afflusso di capitali pubblici e privati verso iniziative legate al clima”.