Sdg sta per “Sustainable Development Goals”, cioè Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Sono costituiti da 17 punti, individuati dall'Onu nel 2015 con un orizzonte che arriva fino al 2030. Ecco di cosa parlano e perché hanno un impatto non solo sull'uomo e sul pianeta ma anche sul business.
Tre dimensioni e cinque "P"
L'Onu, prima di tutto, definisce che cos'è lo “sviluppo sostenibile”. Lo inquadra come “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni”. Per raggiungere questo obiettivo, serve “armonizzare tre dimensioni”: la crescita economica, l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente. Le Nazioni Unite sottolineano quindi quanto il termine “sostenibile”, un tempo legato solo alla sua accezione “green”, includa anche dinamiche economiche e sociali. Un altro modo utilizzato dall'Onu per sintetizzare i contenuti degli Sdg è costituito dalle cinque “P”: persone (per eliminare povertà e garantire dignità), prosperità (intesa sia come agio economico sia come “armonia con la natura”), pace, partnership (solo la collaborazione tra stati e imprese permette di raggiungere gli obiettivi) e pianeta (come bene da proteggere).
I 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
I primi punti fissati dall'Onu nel 2015 riguardano la “fine di ogni forma di povertà” e della “fame”, per raggiungere “la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. Il terzo punto mira ad “assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”. Le Nazioni Unite ambiscono a “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva”, a “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”, a “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. L'elenco continua con “l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”, che passano anche da “incentivi una crescita economica duratura, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso”. Fanno parte degli obiettivi anche “un'innovazione ed una industrializzazione equa”, la “riduzione dell'ineguaglianza” e il cambiamento delle città in luoghi “inclusivi, sicuri e duraturi”. Molto deriva da “modelli sostenibili di produzione e di consumo”. Sono necessarie “azioni per combattere il cambiamento climatico”, per “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine”. “Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre” è un obbligo. Ma per raggiungere gli obiettivi sono necessari anche “pace, giustizia e istituzioni forti”. E “il rafforzamento dei mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile”.
L'impatto sul business
Già dai 17 punti si intuisce quanto peso l'Onu abbia riservato all'approccio economico. Lo spiega ancora più chiaramente il Global Compact delle Nazioni Unite: “Il settore del business ricopre un ruolo centrale ai fini dell’effettivo raggiungimento dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite per il 2030, in quanto driver principale dello sviluppo economico. Le imprese di tutto il mondo, di qualsiasi dimensione e settore produttivo, sono chiamate a dare un contributo importante attraverso nuovi modelli di business responsabile, gli investimenti, l’innovazione, lo sviluppo tecnologico e l’attivazione di collaborazioni”. L’elemento chiave è “il connubio tra innovazione (di prodotto, di servizio o di processo) e sostenibilità”. L'organizzazione sottolinea che questa ricerca non sia un onere. Tutt'altro. “Il settore privato trarrebbe alcuni benefici perseguendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per esempio, le imprese avrebbero la possibilità di identificare nuove opportunità di business; potenziare i rapporti con gli stakeholder; stabilizzare i mercati grazie alla promozione di sistemi finanziari trasparenti e non corrotti; identificare, gestire e monitorare i rischi”.