Investire in modo sostenibile. È questa la nuova tendenza che sta guidando le scelte di investimento a livello globale e i numeri lo confermano. L’ultimo rapporto annuale Morningstar registra un patrimonio dei “fondi sostenibili” da 11mila miliardi di euro. Con un incremento dei flussi finanziari verso i fondi ESG (Environmental, social and corporate governance) dai 126 miliardi del 2019 ai 233 miliardi del 2020. E con i nuovi sforzi a livello globale verso una riduzione delle emissioni, i numeri si prospettano in salita anche nel 2021.
I fattori chiave degl investimenti sostenibili
Le agende politiche globali in primis stanno ri-orientando i flussi di investimenti. Dagli Stati Uniti all’Europa, le politiche globali si muovono sempre più verso un’economia sostenibile, con una graduale decarbonizzazione e l’abbandono dei combustibili fossili per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. E in linea con questi obiettivi emerge un sempre maggiore interesse istituzionale internazionale, specialmente in Europa, verso strumenti come i green bond.
L’Ue non solo ha approvato il Green Deal, puntando a raggiungere la “carbon neutrality” per il 2050. Ma il programma Next Generation Eu da 750 miliardi per il rilancio dell’economia dopo la pandemia prevede che i piani nazionali dedichino almeno il 37% dei fondi alla transizione green. Anche negli Stati Uniti, una delle prime decisioni del presidente Joe Biden è stata quella di rientrare negli accordi di Parigi, approvando un ambizioso Green New Deal.
Persino la Cina ha annunciato una svolta green. E nonostante la COP26 di Glasgow si sia conclusa con un compromesso con l’India senza una data certa sull’abbandono totale del carbone, tutti i grandi della Terra si sono impegnati a tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi.
L'impegno della finanza rispetto la sostenibilità
Non a caso, proprio in occasione della COP26, il mondo della finanza, delle banche e degli investitori si è impegnato con un accordo scritto a fare la propria parte nella lotta al cambiamento climatico.
La Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), lanciata ad aprile dall'inviato dell'Onu su clima e finanza Mark Carney, ha raccolto al momento l’adesione di oltre 450 aziende e banche di 54 Paesi, che rappresentano 130.000 miliardi di dollari di asset, il 40% dei capitali finanziari mondiali.
Gli aderenti si sono impegnati ad adottare linee guida per raggiungere zero emissioni di carbonio alla metà del 2050, fornendo fino a 100mila miliardi di dollari di finanziamenti per aiutare le economie a passare alla neutralità carbonica.
Il ruolo delle energie rinnovabili
Un ruolo centrale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 è, in particolare, quello degli investimenti in energie rinnovabili, che stanno attraversando un momento di rapida crescita grazie a condizioni di mercato favorevoli e ai progressi tecnologici.
Nonostante la crisi pandemica, a livello mondiale lo scorso anno gli investimenti in capacità di energia rinnovabile sono cresciuti del 2%, mentre le installazioni di capacità rinnovabili sono aumentate del 45% rispetto al 2019.
Un ruolo cruciale a supporto delle rinnovabili in Italia sarà quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede 4 miliardi di euro per l’incremento di capacità di Renewable Energy Sources e 1,9 milioni di euro per la produzione di biometano, oltre ai 3,6 miliardi di euro a supporto della produzione di idrogeno verde.
In questo contesto, aumenta anche l’attrattività dell’Italia nello scenario globale sul fronte della finanza verde. Secondo la 58° edizione del report EY Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI), il nostro Paese è passato dal 15esimo al 13esimo posto nella classifica dei 40 Paesi più attrattivi per il green, scalando due posizioni in classica in meno di sei mesi.
Una nuova consapevolezza
Va tenuto conto poi della nuova sensibilità verso i temi della sostenibilità da parte dei consumatori e degli investitori.
Secondo la ricerca Schroders Global Investor Study 2021, indagine annuale che ha coinvolto oltre 23.000 persone in 33 Paesi, più della metà degli investitori italiani (55%) è pronto ad abbracciare l’idea di un portafoglio di investimento interamente sostenibile. Il 36% degli italiani dice di apprezzare gli investimenti sostenibili per le implicazioni che hanno sulla società e il 49% per le implicazioni sull’ambiente. E ben il 40% degli investitori italiani ha affermato di trovarli attraenti per il profilo di rendimento che possono offrire.
Dato interessante è che gli investitori più giovani sembrano essere maggiormente consapevoli del potenziale di rendimento che gli investimenti ESG possono generare: il 54% della fascia 18-37 li ritiene interessanti per il profilo di rendimento, il 42% nella fascia 38-51 e il 38% tra gli over 51.
Ulteriori dati a conferma dell’interesse degli investitori arrivano dalla ricerca “Finanza sostenibile in tempo di crisi: la percezione dei risparmiatori”, presentata in occasione del Forum per la Finanza Sostenibile. Dall'indagine è risultato che quasi la metà dei risparmiatori ha modificato o sta modificando in modo rilevante le proprie abitudini finanziarie a seguito dell’emergenza sanitaria. E un ruolo sempre più importante è occupato dagli investimenti sostenibili, con l’82% dei risparmiatori che ha dichiarato che nelle scelte di investimento i temi ESG sono molto o abbastanza importanti.
Non solo. Il 77% dei risparmiatori conosce i prodotti finanziari sostenibili e il 18% li ha già scelti, constatandone la validità. Di questi, il 35% ha incrementato la quota di investimenti sostenibili a seguito della pandemia, mentre il 57% pensa di farlo in futuro.
La pandemia ha contribuito pure ad aumentare l’attenzione alla sfera sociale. E il dato interessante è che il 44% degli intervistati ritiene che integrare maggiormente la sostenibilità ambientale, sociale e di governance tra i criteri che guidano le scelte strategiche delle aziende possa contribuire a una ripresa più rapida.