Il mercato immobiliare cinese scricchiola e preoccupa non solo Pechino. I Governi di mezzo mondo hanno gli occhi puntati su ciò che sta accadendo, a partire dalla vicenda Evergrande che ha riportato sotto la lente il grandissimo indebitamento dell’economia del colosso asiatico, con potenziali contagi non solo interni.
Evergrande non è la nuova Lehman Brothers
Come detto, il gigante Evergrande è in un una situazione disperata, con debiti per 305 miliardi di dollari e azioni che solo il 17 settembre 2021 hanno segnato un -13% rispetto al giorno precedente. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che il settore immobiliare è il traino dell’economia cinese e quindi il crollo di Evergrande minaccia di ripercuotersi duramente sull’economia di tutto il Paese.
La crisi sembra inevitabile per la Repubblica Popolare Cinese ma, al momento, non si può dire altrettanto per il resto del mondo. Il sistema finanziario cinese, infatti, è isolato e funziona a compartimenti stagni, con una moneta non convertibile che non permette fughe di capitali.
Cina: un debito per 46 mila miliardi di dollari
A preoccupare la comunità internazionale è anche il dato dell’indebitamento: il debito aggregato di famiglie, aziende e settore pubblico cinese ha raggiunto, a marzo 2021, il 287% del PIL, per un peso del 21% sul debito globale pubblico e privato del settore non finanziario. Il debito cinese inoltre cresce a ritmi elevati, con un incremento medio annuo del 18% negli ultimi vent’anni. La buona notizia, in questo caso, è rappresentata dal fatto che il debito pubblico cinese è per l’80% interno e, quindi, è molto difficile che si realizzi un default del Paese.
La bolla immobiliare cinese
Il problema immobiliare, però, è più reale che mai. Del resto, sono quasi 15 anni che la Cina persegue campagne di costruzioni immobiliari a ritmi altissimi, nel campo delle infrastrutture ma anche dell’edilizia residenziale. Il problema è che gli edifici non vengono costruiti seguendo le logiche del mercato, cioè in base alla domanda, ma sono regolati dai governi locali, che traggono il 50% dalla vendita dei terreni edificabili e decidono dove è possibile edificare.
Ciò ha comportato la nascita di veri e propri quartieri fantasma nelle periferie, dove le persone non vogliono andare a vivere. Le case, quindi, rimangono vuote e i costruttori non riescono a ripagare i propri debiti con le banche. Tra l’altro, la legge cinese non consente ai gruppi immobiliari di patteggiare con i creditori, rendendo estremamente complesso risanare i propri debiti.
Un futuro incerto
Quale decisione prenderà il governo cinese per limitare i danni è difficile da prevedere oggi. L’unica cosa sicura è che la crisi immobiliare è gravissima e l’ipotesi del salvataggio di Stato avrebbe un impatto notevole sull’intero Paese. Pechino dovrà prendere una decisione difficile che in nessun caso sarà indolore, ma il resto del mondo sembra, per il momento, mantenere il ruolo di spettatore.