Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato il 13 luglio 2021 dalla Decisione di esecuzione del Consiglio che ha recepito la proposta della Commissione europea, mette in campo un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni. L’obiettivo è avviare una grande stagione di riforme per il nostro Paese, che riguardano quattro grandi filoni come pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione e competitività.
Dal PNRR alla Transizione 4.0
Il PNRR è coerente con i sei pilastri del Next Generation EU sulle quote d’investimento previste per i progetti green (37%) e digitali (20%). In particolare, il piano prevede 191,5 miliardi di euro di investimenti su:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (40,32 miliardi)
- Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,47 miliardi)
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 miliardi)
- Istruzione e ricerca (30,88 miliardi)
- Inclusione e coesione (19,81 miliardi)
- Salute (15,63 miliardi)
Inoltre, il Governo italiano ha approvato un Fondo complementare con risorse pari a 30,6 miliardi di euro, che portano quindi gli investimenti totali a 222,1 miliardi di euro.
Il punto che ci interessa approfondire è il primo, Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, che ha l’obiettivo di spingere l’innovazione digitale del Paese, sostenendo le infrastrutture e l'evoluzione dei processi produttivi delle aziende per favorire la filiera del Made in Italy. All’interno di questo pacchetto, sono previsti 13,38 miliardi di euro per la Transizione 4.0.
L'evoluzione del Piano Industria 4.0
Il nuovo piano è considerato dal Governo come lo sviluppo del vecchio Piano Industria 4.0 e si basa su importanti incentivi fiscali per le aziende, in modo da spingerle verso la trasformazione digitale. Rispetto al primo piano del 2017, la Transizione 4.0 coinvolgerà più aziende grazie ai nuovi crediti fiscali che potranno essere compensati con altri debiti fiscali e contributivi. I crediti, che saranno accordati alle imprese sulla base degli investimenti realizzati tra il 2021 e il 2022, valgono anche per gli investimenti immateriali agevolabili e aumentano le percentuali di credito e del massimale di investimenti incentivati.
Per quali attività valgono i crediti di imposta
I crediti di imposta che supportano questa evoluzione verranno concessi alle aziende che investono in:
- Beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi
- Ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, anche nell’ambito del paradigma 4.0 e dell’economia circolare, design e ideazione estetica
- Processi di trasformazione tecnologica e digitale creando o consolidando le competenze nelle tecnologie abilitanti necessarie a realizzare il paradigma 4.0.