La Blue Economy al centro della transizione verde

Sviluppo sostenibile
Basata sull’uso sostenibile e responsabile delle risorse dei mari e degli oceani, la Blue Economy interessa diversi settori, dal trasporto marittimo alla posa dei cavi sottomarini.

Basata sull’uso sostenibile e responsabile delle risorse dei mari e degli oceani, la Blue Economy interessa diversi settori, dal trasporto marittimo alla posa dei cavi sottomarini.

Vista dallo spazio, la Terra appare come una sfera blu. Il 72% della superficie del nostro pianeta è ricoperto d’acqua e di questa il 97% appartiene a oceani e mari. Le risorse marine sono quindi un grande volano economico ma anche un ecosistema da preservare. È intorno a questo assunto che ruota la Blue Economy, ovvero quell’approccio economico che si basa sull’uso sostenibile e responsabile delle risorse marine.

La Commissione europea lo ha espresso in modo molto chiaro: lo sviluppo di una Blue Economy sostenibile è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo, che mira ad arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050. La transizione verde, insomma, passa anche dai nostri oceani.

Cos’è la Blue Economy?

Nella Blue Economy rientrano tutte le attività economiche correlate ai mari e agli oceani, che operano direttamente nell’ambiente marino o nelle vicinanze: dal turismo balneare alle attività portuali, dalla pesca alla cantieristica navale, dall’acquacoltura al trasporto marittimo.

Accanto a questi settori, poi, stanno emergendo anche attività economiche legate al mare che già di per sé sono destinate alla transizione verde, come quelle che riguardano la produzione di energia pulita direttamente negli oceani. Esempi sono l’eolico offshore con la costruzione delle pale eoliche in mare, i pannelli fotovoltaici galleggianti (il cosiddetto “solare flottante”) o i sistemi che generano energia dal moto ondoso.

Rientrano nella Blu Economy le coltivazioni di alghe e l’acquacoltura. Ma anche gli impianti di desalinizzazione dell’acqua, che stanno diventando sempre più necessari per combattere la siccità in alcune aree del Paese; la ricerca e lo sviluppo delle infrastrutture marine legate alle comunicazioni, come la posa dei cavi sottomarini, che richiede a cascata anche lo sviluppo della robotica sottomarina.

Blue Economy: report e dati in Italia ed Europa

Secondo i dati Eurostat, la Blue Economy impiega almeno 4,5 milioni di persone nella sola Europa. Il comparto genera 650 miliardi di euro di fatturato e 176 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, con un utile lordo di 68 miliardi di euro.

In Italia, dove è forte il turismo costiero, la Blue Economy dà lavoro a quasi 400mila persone, generando circa 19,7 miliardi di euro di valore aggiunto al PIL nazionale.

Secondo il BlueInvest Report 2024 della Commissione UE, il volume degli investimenti nella Blue Economy oggi è tre volte più grande di dieci anni fa, avendo superato i 13 miliardi di euro nel periodo che va tra il 2018 e il 2023. In Europa, i tre settori più dinamici, dove si sono registrati i principali movimenti societari, sono quello dell’energia rinnovabile, delle tecnologie blu e dell’osservazione degli oceani e dell’acquacoltura.

Le iniziative europee

Lo sviluppo di questo settore è ritenuto strategico dalla Commissione europea che, attraverso il pacchetto di finanziamento BlueInvest fund, ha stanziato fondi per un ammontare pari a 75 milioni di euro.

 

A questo si aggiunge la Sustainable Blue Economy Partnership (SBEP), un partenariato internazionale istituito dalla Commissione europea, coordinato dall’Italia e co-coordinato dalla Norvegia, dedicato alla tutela degli oceani, della biodiversità e delle risorse ambientali marine. Il fine è quello di riuscire a conciliare ecologia e sviluppo, favorendo una transizione giusta e inclusiva.

 

Alla SBEP partecipano 60 partner, pubblici e privati, appartenenti a 25 Paesi, con l’obiettivo di mettere in comune gli investimenti in ricerca e innovazione in ambito marittimo. Avrà una durata prevista di sette anni, coincidenti con il periodo di attività di Horizon Europe. Il modello adottato è quello del co-finanziamento: la Commissione europea impegnerà risorse pari complessivamente a 150 milioni di euro, a cui dovranno aggiungersi fondi nazionali o regionali per almeno 350 milioni di euro.