Gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) sono organismi che hanno subito mutamenti del patrimonio genetico. A valle di questa definizione, molto ampia, ci sono però delle specifiche che rendono il perimetro degli OGM molto più circoscritto (da una parte) e molto più sfumato (dall’altra).
A distinguere un Organismo Geneticamente Modificato, infatti, non è tanto la mutazione in sé ma come essa viene effettuata. Sono quindi OGM gli organismi frutto di ingegneria genetica, mentre non lo sono quelli con mutazioni spontanee (che in natura sono molto frequenti) o indotte dall’uomo. A queste ultime appartengono, ad esempio, le variazioni innescate tramite processi chimici o radiazioni.
Queste “eccezioni” non sono solo questioni lessicali. Hanno infatti ricadute molto concrete sulle normative e, a cascata, sui prodotti geneticamente modificati in commercio sul mercato alimentare.
Gli OGM in Italia e in Europa
Sin dal 2001, l’UE - con una serie di regolamenti e decisioni - ha costruito la cornice all’interno della quale i singoli Paesi possono muoversi. Dal 2015, gli Stati membri possono consentire o (come ha fatto l’Italia) vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio. Diverso è il discorso per la commercializzazione: anche se è ancora in corso un dibattito, per il momento il Parlamento europeo ha deciso di non lasciare libertà nazionale. Gli Stati, quindi, non possono opporsi alla circolazione o all’importazione di prodotti contenenti OGM.
Il mercato, però, resta fortemente regolamentato. Prima di essere commercializzato in Europa, ciascun OGM deve ottenere un’autorizzazione, che arriva al termine di valutazioni sull’eventuale impatto su salute e ambiente.
Tutti gli alimenti che contengono Organismi Geneticamente Modificati devono poi riportare una precisa dicitura, se superano lo 0,9% degli ingredienti alimentari utilizzati durante la produzione. In altre parole: c’è un limite di tolleranza che non impone indicazioni in etichetta. La normativa è rigida anche sulla tracciabilità, necessaria lungo tutte le fasi della filiera.
Quanto vale il mercato degli OGM
Definire esattamente il peso economico del settore non è semplice. Secondo The Business Research Company, nel 2023 le coltivazioni geneticamente modificate valevano 22,3 miliardi di dollari e dovrebbero sfiorare i 30 miliardi nel 2028. Secondo un’analisi di Global Market Insight, invece, il solo mercato dei mangimi OGM per animali (che comunque copre gran parte del giro d’affari) valeva già 85 miliardi di dollari nel 2021 e dovrebbe raggiungere i 135 miliardi nel 2030. Ad ogni modo, si tratta di un frammento se confrontato con l’industria del Food, che vale circa 10.000 miliardi di dollari.
Gli OGM sono sicuri?
È raro quindi mangiare cibi geneticamente modificati. È molto più frequente, invece, consumare alimenti “nutriti” con OGM. Secondo la Food And Drug Administration, “più del 95% degli animali usati per produrre carne o prodotti caseari negli Stati Uniti è stato nutrito con coltivazioni geneticamente modificate”.
Lo stesso ente statunitense che vigila sul mercato del cibo sottolinea come “studi indipendenti abbiano dimostrato che non ci sono differenze tra OGM e non OGM sulla salute e la sicurezza degli animali”. Allo stesso tempo, “le ricerche dimostrano che cibi come uova, latticini e carne da animali che hanno consumato organismi geneticamente modificati hanno gli stessi valori nutrizionali, la stessa sicurezza e la stessa qualità dei cibi da animali nutriti con mangimi non-OGM”.