Cos'è il Fridays for Future di Greta Thumberg e cosa propone

Sviluppo sostenibile
Da protesta isolata di una studentessa quindicenne, si è trasformato in un movimento globale. Obiettivo: azzerare le emissioni da combustibili fossili.

Il 20 agosto 2018, Greta Thunberg, allora sconosciuta 15enne di Stoccolma, decide di non andare a scuola fino al 9 settembre, data delle elezioni svedesi. L'obiettivo è protestare per chiedere al governo di rispettare gli accordi di Parigi sulle riduzioni delle emissioni di CO2.

 

Dopo le urne, Greta torna a scuola ma la protesta non si ferma: ogni venerdì sciopera per il clima. È l'inizio del Fridays for future (letteralmente “Venerdì per il futuro”). Da quella manifestazione isolata è nato un movimento internazionale spontaneo e pacifico, che riconosce in Greta Thunberg la propria figura di spicco ma è formalmente privo di leader. 

Gli obiettivi del movimento

Il Fridays for future si propone, prima di tutto, di tenere alta l'attenzione sul tema dei cambiamenti climatici, in modo da trasformarlo in una priorità per l'agenda politica internazionale. Nello specifico, chiede ai governi di eliminare i combustibili fossili, azzerando le emissioni a livello globale entro il 2050 (in Italia entro il 2030). Obiettivo: contenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi rispetto all'epoca pre-industriale.

Chi partecipa

Ogni venerdì c'è un nuovo #ClimateStrike (Sciopero per il Clima). Per sua stessa costituzione, si tratta di un movimento rivolto in prima battuta agli studenti. Ma, come si legge sul sito italiano del movimento, possono partecipare “persone di ogni età e categoria”, che si sono accodate scendendo in piazza o dando vita a gruppi paralleli, come Teachers for Future o Parents for Future. Hanno dato il proprio sostegno anche associazioni e sindacati. Le proteste sono organizzate in maniera spontanea, ma tentano di mantenere compattezza grazie a referenti locali.

Come funziona il Fridays for Future

Le proteste sono pacifiche. Escludono azioni o reazioni violente, “dal punto di vista sia verbale che fisico”, ed “evitano di provocare reazioni violente negli interlocutori”, si legge sul sito di italiano di Fridays for future. Si punta quindi su scioperi, presidi, cortei, lezioni in piazza, sit-in. In alcuni casi, il movimento ricorre a blocchi: “Azioni più dirette e con obiettivi specifici, ma sempre pacifiche e non violente, che attirano attenzione sulla nostra causa per il loro coinvolgimento emotivo”. Si tratta di interventi che, comunque, “prevedono un livello più alto di rischio per i partecipanti” e “sono soggetti a una pianificazione molto accurata da parte di persone altamente formate”, in moda da “escludere il rischio di scontri o incidenti” vista la presenza di minori.