Il fattore geopolitico torna ad affacciarsi sui mercati finanziari: a inizio anno avevamo ricordato come il 2024 sarebbe stato un anno intenso dal punto di vista politico, con elezioni in oltre metà del globo che hanno coinvolto e coinvolgeranno sia i paesi emergenti che i paesi sviluppati. Vale quindi la pena di fare il punto su quanto avvenuto iniziando dagli eventi più recenti, le elezioni del Parlamento europeo.
Le elezioni del Parlamento europeo e il loro impatto economico
La reazione immediata sui mercati europei è stata quella di una generale disaffezione nei confronti delle attività finanziarie del vecchio continente. L'esito delle elezioni è stato solo in parte diverso da quanto atteso dai sondaggi: avanzata dell'estrema destra, a scapito di verdi e riformisti. Le ripercussioni sulla politica domestica francese e, in un futuro prossimo, magari anche su quella tedesca generano dubbi sull'avanzamento del progetto europeo e in parte anche sulla disciplina fiscale di alcuni paesi, a cominciare proprio dalla Francia.
Solo così si spiega il segno rosso su tutte le attività finanziarie: si è indebolito l'euro e hanno perso terreno in maniera significativa i bond governativi, con BTP in sofferenza tanto quanto i titoli francesi. Giù anche le azioni, in particolare quelle francesi. Queste incertezze pesano sulle borse, l'unione bancaria sembra destinata a un binario morto e questo rende la possibilità di aggregazioni transnazionali meno verosimile, togliendo così il potenziale speculativo sui titoli bancari. Possono inoltre emergere, agli occhi degli investitori, alcune perplessità in merito all'esecuzione del progetto di transizione energetica, con ripercussioni sui titoli industriali e delle utilities. Infine, il movimento al rialzo dei tassi di interesse è negativo non solo per le obbligazioni, ma anche per i mercati azionari; non deriva infatti da una migliore percezione di crescita, ma deriva da timori di indisciplina fiscale.
Le elezioni in Sudafrica, Messico e India
Nelle settimane precedenti si è votato anche in grandi ed importanti paesi emergenti come Sudafrica, Messico e India. In linea di massima, i sondaggi sono stati meno accurati: in Sudafrica e India i partiti al governo hanno ottenuto risultati meno brillanti rispetto alle attese, ma questo, al di là di qualche turbolenza di breve termine, non ha avuto implicazioni rilevanti sulle attività finanziarie sudafricane o indiane.
Diverso il caso del Messico, dove il partito al governo, guidato da Claudia Sheinbaum, erede politica di AMLO, ha letteralmente sbaragliato i partiti di opposizione, andando di fatto vicinissima alla conquista di una maggioranza così ampia da consentire il cambiamento della costituzione. Questo ha destato forti preoccupazioni: il movimento di mercato sulla valuta e sulla borsa messicana è stato particolarmente violento, anche a causa del posizionamento elevato da parte degli investitori internazionali.
In sintesi, quindi ci sono stati degli esiti inattesi delle elezioni in diverse parti del mondo, con ripercussioni notevoli; le prossime settimane saranno importanti, con Francia e Regno Unito alle urne e si staglia con prepotenza all'orizzonte la campagna elettorale americana.
Il preludio delle elezioni negli Stati Uniti
Dal punto di vista macroeconomico i dati negli Stati Uniti hanno confermato una tenuta più che discreta dell'economia, trainata dal settore dei servizi con un mercato del lavoro ancora piuttosto solido. La discesa dell'inflazione andrà verificata nei prossimi dati, ma quanto stiamo vedendo non è probabilmente sufficiente per la banca centrale americana per confermare le intenzioni dichiarate a marzo, ossia il piano di tre tagli per il 2024.
Il mercato sta ora prezzando come scenario centrale quello di uno o al massimo due tagli, con una piccola probabilità residuale che la prossima mossa possa essere addirittura quella di un rialzo. Riteniamo verosimile che la FED possa ratificare, con le previsioni di giugno, quanto già previsto dal mercato, per cui non dovrebbero esserci delle sorprese particolari nelle comunicazioni del meeting di giugno.
La parte a lunga della curva dei rendimenti è più instabile; restano dubbi su quanto tempo sia necessario tenere i tassi a livelli alti per conseguire il compimento del percorso disinflazionistico. Dubbi anche sui temi fiscali e sul rientro del deficit, tema caldo in vista della campagna elettorale. Dall'altro lato, è giusto ricordare che il quantitative tightening sarà ricalibrato con il rallentamento della riduzione del bilancio della banca centrale stessa.
Il taglio dei tassi della BCE e il mercato azionario[No text in field]
La BCE, come ampiamente anticipato, ha inaugurato il percorso di riduzione dei tassi, nonostante abbia rivisto al rialzo le previsioni di inflazione. Oltre al dibattito interno questo esclude ulteriori tagli a luglio, se ne riparlerà eventualmente a settembre. Non molto da aggiungere, infine, sui mercati azionari, ai massimi e trainati sempre dalla solita leadership concentrata in pochi temi e sempre meno azioni. Restiamo esposti ma prendiamo qualche piccola cautela tramite protezioni tattiche.