Comanda lo scenario in questo momento. Che, tradotto, significa “aspettiamo e vediamo” prima di prendere ulteriori decisioni in merito alla politica monetaria europea. Su tutti, il parametro monitorato è l’inflazione, che dovrebbe continuare a scendere come da previsione degli analisti, aprendo così spazio per ulteriori tagli. Ma andiamo con ordine.
Il (tanto atteso) taglio dei tassi di giugno
Era diverso tempo che non accadeva, ma a giugno la Banca Centrale Europea (BCE) ha ufficializzato il taglio dei tassi da 4,50% a 4,25%, come ampiamente atteso dai mercati. Una buona notizia non tanto per la decisione in sé, quanto per lo scenario che l’ha reso possibile. Ora però gli analisti si attendono almeno un altro taglio entro la fine dell’anno, perché il livello inflattivo rimane alto rispetto all’obiettivo dichiarato del 2%. O meglio, rimane alto come media, nonostante qualche Paese sia già in buone condizioni. Ad esempio l’Italia, che ha chiuso maggio con un +0,8% annuo in termini di aumento dei prezzi, segnala l’ISTAT. Un trend legato soprattutto al calo dei prezzi energetici (-11,7%) e dai prezzi core al +2%. Dati decisamente diversi rispetto all’Eurozona, che vede un’inflazione ancora al rialzo (+2,6% annuo) e soprattutto un’inflazione core a +2,9%.
La fiducia per i prossimi mesi
Diversi componenti del Consiglio direttivo della BCE hanno rilasciato dichiarazioni positive per ulteriori tagli nei prossimi mesi. Ultimo in ordine di tempo Olli Rehn, alla guida della Banca centrale finlandese, che si attende addirittura altri due tagli nel secondo semestre dell’anno. “Se si osservano i dati di mercato, si deduce che ci saranno due ulteriori tagli ai tassi affinché si possa arrivare al 3,25% entro la fine di quest’anno e, con il tasso terminale, intorno al 2,25-2,50%”, ha dichiarato pochi giorni fa in un’intervista a Helsinki. “Nel caso in cui vedessimo continuare il processo di disinflazione, muovendoci verso il nostro obiettivo simmetrico del 2% a medio termine, allora è ragionevole presumere che manterremo questa direzione e continueremo con i tagli ai tassi”, ha spiegato Rehn.
E gli Stati Uniti che fanno?
Dopo la decisione della BCE, in molti si attendevano che la banca centrale americana, la Federal Reserve (FED), prendesse la stessa strada. Ma chi auspicava un taglio dei tassi anche a Washington dovrà probabilmente aspettare ancora qualche mese e il motivo arriva dal Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Kristalina Georgieva: “Riconosciamo importanti rischi di rialzo”, ha spiegato Georgieva riferendosi alla crescita degli USA oltre i livelli pre-pandemia. “Alla luce di questi rischi, concordiamo sul fatto che la FED dovrebbe mantenere i tassi di politica monetaria ai livelli attuali almeno fino alla fine del 2024”. Chi sperava in una strategia più accomodante, dovrà probabilmente attendere ancora qualche mese: per il momento i tassi di interesse americani, nella forbice 5,25-5,50%, non si toccano.