Fiducia, trasparenza, coerenza e responsabilità. Sono queste le parole chiave del 54esimo incontro annuale del World Economic Forum, che si è tenuto a Davos tra il 15 e il 19 gennaio. Nella cittadina svizzera non si sono incontrati solamente gli oltre 100 esponenti dei governi di tutto il mondo, ma anche rappresentanti delle nuove generazioni, imprenditori legati al sociale, giornalisti, top manager, leader della società civile, economisti, scienziati e più di 1.000 partner del Forum.
Perché si tiene ogni anno il World Economic Forum
L’obiettivo del Forum è mettere allo stesso tavolo i “grandi della Terra” e avviare un confronto aperto e costruttivo per individuare le migliori soluzioni alle sfide globali più pressanti del momento. Ma non solo questo. Spesso in passato, a margine degli incontri ufficiali, sono stati siglati affari e accordi ambientali, sociali, politici ed economici tra pubblico e privato. Il titolo di quest’anno è stato “Rebuilding Trust” e il tema centrale la cooperazione in un mondo sempre più frammentato e in conflitto, con quelle che sono state definite “policrisi”.
Le conclusioni della Presidente della BCE
L’intervento più atteso a Davos era quello di Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, che ha tratteggiato un quadro di non semplice interpretazione. Prima ha rassicurato sulle prospettive dell’economia globale del 2024, anno nel quale “possiamo aspettarci una prosecuzione della ripresa dei consumi, un ritorno alla normalità dei risparmi da una condizione di risparmi eccessivi, mercati del lavoro meno rigidi e una riduzione dell'inflazione, sia headline che core”, ha spiegato Lagarde. Sembra quindi che sia iniziato un periodo di normalizzazione, ma l’economia “andrà verso qualcosa che non è la normalità”, ha precisato l’economista francese. Questo perché consumi e scambi commerciali globali sono previsti in contrazione, non solo per le tensioni sul Canale di Suez e nel Medio-Oriente, ma perché stanno aumentando le guerre commerciali, che porteranno a un rallentamento nel commercio internazionale. Non è difficile, da queste parole, intravedere il riferimento alla guerra tecnologica tra USA e Cina o quella sulle auto elettriche tra Cina e Unione europea.
Il rapporto sul Climate Change del World Economic Forum
Secondo il report presentato a Davos, sei eventi legati al cambiamento climatico come inondazioni, siccità, tempeste tropicali, incendi, ondate di calore e innalzamento del livello dei mari, aumenteranno da qui al 2050, tanto che il climate change causerà 14,5 milioni di morti e oltre 12mila miliardi di dollari di perdite economiche a livello globale. Solo le alluvioni porteranno a 8,5 milioni di morti entro il 2050 secondo la previsione degli esperti e subito dietro in questa triste classifica troviamo la siccità con 3,2 milioni di morti. Ma questo non è l’unico problema, perché il cambiamento climatico renderà ancora più marcate le diseguaglianze sociali. Africa e Asia meridionale saranno le aree più impattate a livello geografico, così come anziani, vulnerabili, comunità a basso reddito e gruppi che abitano le zone più remote del pianeta soffriranno maggiormente le evoluzioni del clima. C’è però ancora una speranza, spiega il Report. Se governi e aziende modificheranno il proprio comportamento per mettere in campo nuove strategie di contrasto al Climate Change, sarà possibile salvare molte vite umane.