Abbiamo il piacere di proporre a tutti i nostri lettori un’intervista esclusiva a Diego Diaz Pilas, Global Head of Technology and Ventures del colosso energetico spagnolo Iberdrola, che ci aiuterà a capire meglio i principali trend legati alla transizione energetica.
Ormai ogni giorno leggiamo di nuove tecnologie pulite, di elettrificazione e altri sforzi per scongiurare il cambiamento climatico. Eppure, il mondo continua a dipendere fortemente dai combustibili fossili: stiamo davvero assistendo a un progresso nella transizione energetica?
È vero che, se prendiamo l’ultimo decennio, a prima vista il cambiamento potrebbe sembrare lento, poiché i combustibili fossili coprono ancora circa l'80% della domanda energetica mondiale. Ma i numeri principali come questo non rendono davvero l'idea di ciò che sta realmente accadendo.
Le energie rinnovabili – come eolico, solare e il loro stoccaggio – sono diventate economicamente competitive con i combustibili fossili. Ciò che dobbiamo fare ora è aumentare la percentuale di elettricità sul totale dell'energia e queste interessanti tecnologie ce lo permettono. Ma dobbiamo anche utilizzare altri vettori, come l'idrogeno verde, per quelle forme che non possiamo elettrificare.
Allo stesso tempo, ogni euro investito nell'elettrificazione deve essere accompagnato da un altro euro investito nelle reti elettriche. Se vogliamo elettrificare la domanda, dobbiamo sviluppare l'infrastruttura di rete necessaria a supportarla. Inoltre, lo sviluppo dell'accumulo di energia è fondamentale per far fronte all'aumento dell'elettrificazione.
Perché sembra che le cose si stiano muovendo lentamente?
Il Rocky Mountain Institute spiega perché sottovalutiamo la velocità della transizione energetica. In primo luogo, la gente vede questi sviluppi come lineari, ma chi ci lavora sa che i cambiamenti tecnologici non sono quasi mai lineari. Seguono un modello a S: inizialmente lo sviluppo o l'adozione sono lenti, il che può sembrare deludente, ma a un certo punto, quando si arriva in genere intorno al 10% del mercato totale, la crescita diventa esponenziale fino a quando la tecnologia diventa dominante.
In secondo luogo, sottovalutiamo spesso il movimento perché ci concentriamo sui volumi piuttosto che sui flussi. La percentuale di veicoli elettrici (EV) in circolazione è ancora piccola, ma le vendite in percentuale sul totale delle auto nuove sono straordinariamente elevate. Si prevede che le vendite di veicoli elettrici raggiungeranno il 35% delle vendite dei veicoli totali a livello globale entro il 2030 e il 70% entro il 2040.
Terzo, non si tratta più solo di cambiamenti climatici, ora si tratta di tecnologia. E, aggiungo un quarto punto, tendiamo a concentrarci sui settori più spinosi come ad esempio edilizia, fonderia e simili, ma ci dimentichiamo spesso tutti i progressi che si stanno facendo altrove.
Ma considerando che il sole non splende di notte, il vento non è costante e le batterie sono costose, avremo ancora bisogno della produzione di combustibili fossili, oppure no?
Innanzitutto, stiamo assistendo solo ora all'adozione diffusa di queste tecnologie. Le celle solari fotovoltaiche hanno generato solo il 5% dell'energia globale nel 2022, ma la rapida diminuzione dei costi e i miglioramenti tecnologici le portano a circa il 60% delle nuove capacità globali. Sempre tornando al 2022, l’energia solare ha generato 250 gigawatt (GW) in più, nel 2023 siamo saliti a circa 415 GW ed entro il 2030 saranno 1.000 GW. Spostandoci sull’eolico notiamo che sta crescendo più lentamente del solare, ma anche in uno scenario conservativo sarà la principale fonte di elettricità entro il 2050: parliamo di circa il 36% della generazione totale e, a quel punto, l'eolico e il solare copriranno i due terzi della domanda globale di elettricità.
Spesso non ci si rende conto di quanto la generazione solare ed eolica siano complementari. Certo, il sole splende solo di giorno, ma la generazione eolica è orientata a quando non c'è il sole, ovvero di notte e in condizioni di cielo coperto. Insieme possono rappresentare un carico di base per la produzione di energia, mentre il resto proviene da altre fonti rinnovabili come l'energia idroelettrica e il nucleare, con una percentuale sempre minore di combustibili fossili.
E per quanto riguarda il problema dell'intermittenza?
Lo stoccaggio energetico sarà importante nella misura in cui l'intermittenza rimarrà un problema. Le batterie agli ioni di litio possono colmare con soddisfazione le lacune dei cicli giornalieri, ma è improbabile che risolveranno il problema quando avremo bisogno di molte ore di accumulo e la spiegazione è semplice: l'accumulo termico è ottimo per utilizzare l'energia sotto forma di calore, ma è inefficiente per riportare l'elettricità in rete.
Negli ultimi anni stiamo provando a sviluppare nuove tecnologie, come l'idrogeno, ma credo che la soluzione più economica per le applicazioni di lunga durata rimarrà lo stoccaggio idroelettrico mediante pompaggio. Grazie a questo meccanismo, quando c'è un surplus di produzione di energia, l'acqua viene pompata da un serbatoio più basso a uno più alto e, quando serve, torna in basso attraverso una turbina per generare elettricità. Attualmente, la capacità idroelettrica di pompaggio globale è di circa 175 GW, che si prevede salirà a 389 GW entro il 2035. Solo in Spagna, le dighe esistenti hanno più di 10 GW di potenziale idroelettrico pompato a costi competitivi.
L'energia in eccesso generata dal vento può essere utilizzata per pompare durante la notte, quando la domanda è bassa, mentre quella solare può essere utilizzata durante il giorno. Si può pompare durante i periodi di vacanza, quando la domanda è minore, e si può quindi spingere l'acqua nel serbatoio superiore, per poi usarla per generare energia nei periodi di maggiore richiesta.