Il tempo passa e la necessità di ridurre le emissioni è sempre più urgente. L’Europa e l’Italia si trovano davanti alla sfida di contenere i gas serra, ricomporre il proprio mix energetico dando più spazio alle rinnovabili e ridurre la dipendenza energetica dall’estero.
Produzione interna e importazioni
Già oggi le energie rinnovabili sono la principale fonte prodotta in Europa. Secondo l’Eurostat (i dati sono riferiti al 2021), la quota è pari al 41%. Seguono nucleare (31%), combustibili solidi come il carbone (18%), gas naturale (6%) e petrolio (3%). In Italia, un po’ per la predisposizione naturale e un po’ perché non c’è il nucleare, la quota delle rinnovabili sale al 76%, seguita dal petrolio (14%) e dal gas naturale (7%).
La distribuzione dell’energia prodotta non è uguale a quella consumata. Serve infatti rivolgersi all’estero per soddisfare l’intera domanda. Due terzi delle importazioni sono costituiti da petrolio. Segue il gas naturale con il 25%. Si tratta di flussi sostanziosi, tanto che nel futuro energetico dell’Europa c’è l’obiettivo di rendersi non solo più “pulita” ma anche meno dipendente.
Il mix energetico in UE e in Italia
Considerando produzione propria e importazioni, sempre secondo i dati Eurostat relativi al 2021, il mix energetico dell’UE è costituito per il 35% dai prodotti petroliferi (ancora la componente più corposa). Il gas naturale è al 24%, le rinnovabili al 17%, il nucleare al 13% e i combustibili solidi al 12%.
Ci sono però grandi differenze tra gli Stati. Il peso del petrolio va oltre l’80% a Cipro e Malta. Le rinnovabili hanno già superato il 40% in Svezia e Norvegia. Il nucleare è maggioritario in Francia, mentre in Estonia e Polonia prevalgono i combustibili solidi.
E qual è il mix energetico in Italia? La disponibilità energetica lorda in Italia, secondo il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, è coperta principalmente dal gas naturale (37,6%), che supera anche il petrolio (35,7%). Le rinnovabili sfiorano il 19%, cui si aggiunge il 5% dei combustibili solidi.
Gli obiettivi
L’Unione Europea ha via via reso gli obiettivi energetici più stringenti e ambiziosi. A un primo obiettivo al 2030, pari al taglio del 40% delle emissioni, è seguito il pacchetto FIT for 55, con un obiettivo di tagli del 55%.
L’UE guarda alle rinnovabili come a una delle leve principali per raggiungerli. Il Piano REPowerEU fissa al 42,5% la quota di energie pulite, con la raccomandazione ai singoli Stati di arrivare al 45%.
Gli obiettivi europei sono il faro verso cui devono tendere i singoli Stati, ognuno scegliendo il proprio percorso. A dicembre 2019 l’Italia ha adottato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Punta, tra le altre cose, a raggiungere il 30% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Nel dettaglio, la quota delle energie green dovrà raggiungere almeno il 55% nel settore elettrico, il 33,9% nel settore termico e il 22% nei trasporti.
Secondo i dati più aggiornati, pubblicati dal Servizio Studi della Camera dei Deputati lo scorso agosto, l’Italia viaggia a un ritmo di poco inferiore al previsto. La traiettoria individuata dal Piano Nazionale indicava infatti di raggiungere il 20% entro il 2021 (37,5% nel settore elettrico). L’Italia ci è arrivata vicina: 19% complessivo e 36% nell’elettrico.
Nonostante i piccoli ritardi, c’è la volontà di accelerare. Lo scorso giugno, è stata inviata alla Commissione UE la richiesta di un aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, con l’obiettivo di portare la quota delle rinnovabili al 40% entro il 2030.