Una delle frecce nell’arco del percorso di decarbonizzazione e transizione energetica, approvato da quasi tutte le democrazie del mondo, è l’evoluzione del settore dei carburanti.
Tra quelli sostenibili più interessanti troviamo i biocarburanti, cioè quei prodotti combustibili che vengono realizzati utilizzando le biomasse. Non hanno quindi origine fossile come i combustibili più utilizzati al momento, poiché derivano da materia organica vegetale o animale come canna da zucchero, grano, mais, alghe, scarti di legno, rifiuti solidi urbani e concimi animali.
I vantaggi dei biocarburanti
Tra i vantaggi dei biocarburanti, o biofuel dall’inglese, troviamo:
- Un impatto ambientale ridotto rispetto a quelli ottenuti da fonti fossili. Una parte dell’anidride carbonica prodotta dai carburanti originati dalle biomasse viene infatti assorbita dallo stesso ciclo di sviluppo delle colture di origine.
- Un costo che non arriva neanche alla metà di benzina e diesel.
- L’assenza di metalli pesanti al loro interno.
- La possibilità di generazione di questi materiali senza alcuni tipo di limite.
- I biocarburanti possono anche essere creati a partire dai rifiuti che produciamo nelle città, in un’ottica di economia circolare e, per giunta, liberando spazio nelle discariche.
I margini di miglioramento
Veniamo però alle note dolenti, perché i biocarburanti hanno anche degli svantaggi. Innanzitutto, non sono a zero emissioni, perché la loro produzione prevede comunque l’emissione in atmosfera di una determinata quota di CO2 e altri gas serra. In secondo luogo, tolgono spazio ad allevamenti e agricoltura, per cui è possibile che aumenti il costo di carne, frutta e verdura in futuro, se aumenteranno gli ettari destinati alla produzione di biofuel. Oppure, scenario peggiore, contribuiranno all’aumento della deforestazione in alcuni Paesi. Infine, dal punto di vista ambientale i mezzi elettrici hanno un impatto minore anche rispetto ai biocarburanti, per cui sarebbero preferibili.
I settori di impiego e la crescita del movimento
Ci sono diversi comparti in cui i biofuel possono dire la loro, sia in forma gassosa sia liquida: produzione di energia elettrica o gas naturale, trasporti e più in generale alimentazione di motori termici. Nel comparto agricolo europeo, per esempio, il biometano alimenta l’80% dei mezzi a gas naturale. E, con il potenziamento delle infrastrutture già esistenti, sarebbe possibile ripensare l’intero settore dei trasporti, anche quelli pesanti e marittimi.
Se guardiamo agli impieghi nel nostro Paese, scopriamo che il biodiesel è il più utilizzato, poi viene il bioetanolo mescolato con benzina, mentre siamo ancora a zero in termini di sfruttamento del bioetanolo puro, che invece è il più diffuso al mondo perché garantisce un taglio delle emissioni del 76% rispetto alla benzina. Insomma, i margini di miglioramento rimangono ampi, soprattutto in Italia.