Il primo taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve da quattro anni, l’ulteriore lieve taglio della BCE, gli stimoli della Banca centrale cinese, lo scontro sui dazi con Pechino e l’avvio della sessione di bilancio italiana. Dopo la pausa estiva, il mese di settembre è stato ricco di avvenimenti che segnano il riavvio dei lavori per la comunità economica.
Si abbassano le prospettive di crescita della BCE
Partiamo dalla Banca Centrale Europea. Francoforte a inizio settembre ha ridotto i tassi di interesse, come ampiamente previsto, con un taglio di 0,25 punti percentuali del tasso di deposito principale al 3,5%. Il tasso di rifinanziamento principale e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati tagliati di 0,60 punti percentuali ciascuno, rispettivamente al 3,65% e al 3,90%. La presidente Christine Lagarde, nella sua conferenza, ha inoltre abbassato leggermente le prospettive di crescita europee, in un contesto di debolezza in cui la Germania si avvia verso la recessione tecnica.
Anche la FED taglia i tassi di interesse
Era molto attesa la decisione di politica monetaria della Federal Reserve. La banca centrale americana ha tagliato i tassi di interesse di riferimento 0,5 punti percentuali, portandoli così in un intervallo compreso tra il 4,75 e il 5%. È la prima riduzione dal 2020, motivata dal fatto che l’istituto ha “maggiore fiducia” nella riduzione dell’inflazione verso il 2%. Inoltre, le previsioni che accompagnano il comunicato finale del comitato indicano anche la convinzione di un ulteriore taglio da 50 punti entro la fine dell’anno.
Il tentativo di rilanciare l’economia cinese
Da Occidente a Oriente, sono arrivati nuovi stimoli pubblici per rilanciare l’economia cinese e ripristinare la fiducia dei mercati. La Banca popolare ha abbassato il repo rate (pronti contro termine) a 14 giorni di dieci punti base, dall’1,95% all’1,85%. Un taglio necessario per iniettare ulteriore liquidità pari a 74,5 miliardi di yuan (10,6 miliardi di dollari) nel sistema bancario. Una mossa seguita poi dal taglio del tasso di prestito a un anno di ben trenta punti base dal 2 al 2,3%. Si tratta di misure espansive con l’obiettivo di aumentare i consumi, facilitando l’indebitamento, nella speranza di compensare – almeno parzialmente – le perdite sul mercato immobiliare.
Le tensioni tra Cina e Occidente
E proprio mentre Pechino cerca di rilanciare l’economia, a settembre si sono inaspriti i rapporti economici tra l’Occidente e la Cina. Di fronte all’annuncio di imposizione di dazi europei sulle auto elettriche prodotte in Cina con sussidi pubblici lesivi della concorrenza, la Repubblica popolare cinese ha risposto con l’annuncio di avvio di verifiche sull’export di prodotti lattiero-caseari dall’UE. Ora l’Unione ha fatto ricorso all’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), mentre il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sarebbe in procinto di introdurre nuove regole che vietano l’installazione di hardware e software di fabbricazione cinese e russa sui veicoli per ragioni di sicurezza informatica.
L’Italia prepara il Piano di Bilancio Strutturale da presentare a Bruxelles
In questo contesto di tensioni globali e debolezza europea, si è avviata anche la sessione di bilancio italiana in vista della manovra del 2025. Il governo, in linea con le nuove regole di governance europee successive alla riforma del Patto di stabilità, deve presentare a Bruxelles il Piano di Bilancio Strutturale (PBS) con la programmazione economica dei prossimi anni. La revisione dei conti nazionali da parte dell’ISTAT, che ha rivisto al rialzo il PIL degli ultimi tre anni, ha rivelato maggiori risorse che però non incidono molto sui margini di manovra nella finanza pubblica. Rispetto al 2019, il PIL italiano risulta nel 2023 più alto del 4,6%, contro il +3,6% della Spagna, il +2,4% della Francia e il modesto +0,5% della Germania. Ma l’alto deficit e l’alto debito pubblico italiano restano osservati speciali in Europa.