ontinua la stasi dei tassi: BCE e FED hanno deciso di lasciarli fermi anche a marzo. Ma, ormai è certo, il taglio è vicino. Nel panorama geopolitico, spicca la Russia, tra le elezioni e l’attentato di Mosca. È stato un mese significativo anche nell’universo digitale, con importanti novità nel mondo delle criptovalute e dell’intelligenza artificiale.
BCE: tassi fermi con vista giugno
La Banca Centrale Europea ha mantenuto i tassi d’interesse costanti: al 4,5% sui rifinanziamenti principali, al 4% sui depositi e al 4,75% sui prestiti marginali. Si tratta della quarta pausa da quando, nel luglio 2022, Francoforte ha iniziato la stretta monetaria.
La Presidente Christine Lagarde continua a raccomandare cautela. Anche se la crescita stenta (con le previsioni per il 2024 ritoccate al ribasso, dallo 0,8% allo 0,6%), la priorità resta contenere l’inflazione. Secondo la BCE, dovrebbe essere del 2,3% nel 2024, ormai vicina ma ancora oltre alla soglia del 2%.
La vera novità di marzo sta nell’apertura di una prima “finestra” nella quale l’Eurotower potrebbe operare il primo taglio dei tassi: il momento buono, come fatto intendere da Lagarde e confermato dal Governatore di Bankitalia Fabio Panetta, potrebbe essere giugno.
FED alla quinta pausa
Commentando la prospettiva di un taglio, Lagarde ha sottolineato che le decisioni della BCE saranno del tutto indipendenti da quelle della FED. Al momento, però, le due banche centrali procedono a braccetto.
Anche quella statunitense (per la quinta volta) ha lasciato i tassi invariati, ai massimi dall’inizio del millennio, fra il 5,25% e il 5,50%. La linea e le parole del Presidente Jerome Powell sono molto simili a quelle della collega europea: ci sarà un taglio quest’anno, ma è troppo presto per dire quando, perché si deciderà “riunione per riunione”.
Negli Stati Uniti, l’inflazione prevista nel 2024 è al 2,4%. Ma, a differenza di quanto sta accadendo in UE, il problema della crescita è meno urgente, vista la stima di un +2,1% quest’anno. Una ragione in più per procedere con calma prima di una sforbiciata.
Russia tra elezioni e attentati
Vladimir Putin ha stravinto le elezioni presidenziali, in una tornata mai in discussione. Ha ottenuto l’87,8% delle preferenze, tra accuse di brogli e forzature. Mai nessuno aveva ottenuto tanto in epoca post-sovietica.
Pochi giorni dopo le elezioni, Mosca è stata scossa dalla strage del Crocus City Hall. Il bilancio è di 140 vittime accertate e 180 feriti. L'ISIS ha rivendicato l’attentato, ma, in un momento così delicato per gli equilibri internazionali, la tragedia rischia di innescare anche altro. Putin ha infatti immediatamente imputato l’attentato all’Ucraina, quantomeno nel ruolo di mandante o protettrice degli attentatori. Una versione al momento del tutto priva di conferme, che però il Cremlino potrebbe utilizzare come leva per nuove operazioni contro Kiev.
Bitcoin ai nuovi massimi
Dopo più di due anni, il Bitcoin torna a superare i massimi. Aveva toccato l’apice nel novembre 2021, sfiorando i 70.000 dollari, per poi sprofondare nel giro di un anno attorno ai 16.000. Da inizio 2023 la rapida risalita, che ha portato la prima e principale criptovaluta al nuovo picco storico, oltre i 73.000 dollari.
Le ragioni, come sempre, non sono univoche né del tutto razionali. C’è senza dubbio la corsa all’acquisto dovuto all’approvazione dei primi ETF lanciati da grandi gestori e ritenuti prova dell’istituzionalizzazione dell’asset. C’è anche l’avvicinarsi dell’halving, ad aprile: si tratta del meccanismo, previsto dal protocollo di Bitcoin, che dimezza le ricompense per l’estrazione di nuova moneta. In sostanza, è una soluzione che rallenta la circolazione di nuovi Bitcoin, sostenendo il valore di quelli già esistenti.
La legge UE sull’Intelligenza Artificiale
Il Parlamento europeo ha approvato la legge sull'Intelligenza Artificiale, battezzata AI Act. Si tratta della prima nel suo genere. L’UE punta così non solo a regolamentare una tecnologia dalle potenzialità e dai rischi enormi, ma anche a fare da traino a livello internazionale, come già successo nel caso del GDPR (il Regolamento generale sulla protezione dei dati).
Con ampia maggioranza (523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni), i deputati europei hanno dato il proprio nulla osta al regolamento figlio di un accordo tra gli Stati membri, firmato lo scorso dicembre. L’iter non è finito e la piena applicazione dovrebbe richiedere un paio d’anni, ma l’AI Act è il primo quadro che mira – afferma il Parlamento UE – a proteggere “i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale”, senza frenare “l'innovazione e assicurando all'Europa un ruolo guida nel settore”.