Investire oggi: l'analisi dei mercati finanziari di ottobre 2024 con Flora Dishnica

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I mercati nell’ultimo mese registrano ottime performance sull’azionario e qualche ritracciamento sull’obbligazionario, soprattutto quello statunitense. I timori di inizio agosto si possono considerare superati.
Investire oggi: l'analisi dei mercati finanziari di ottobre 2024

Il mix crescita e inflazione negli USA rassicura sullo scenario di base, il soft landing, coadiuvato dall'avvio del ciclo di allentamento monetario da parte della FED. Sul quadro macro, negli USA, il dato più rassicurante è stato quello sull'occupazione di venerdì 4 ottobre, che rasserena gli investitori, dopo la revisione retroattiva e al ribasso pubblicata a inizio agosto, che fu complice delle turbolenze estive. A settembre si è registrata una crescita occupazionale robusta e oltre le attese, che ha portato una lieve riduzione del tasso di disoccupazione al 4.1% rispetto al 4.2 atteso il precedente.

BCE e FED tra crescita e inflazione

Dall'Europa, invece, sia crescita che inflazione si sono confermate sotto le attese, validando le attese di mercato sulla necessità di un ulteriore taglio a ottobre, cosa che sembrava esclusa a valle della riunione di settembre della BCE. La FED conferma, dunque, il cambio della funzione dell'azione preannunciata Jackson Hole a fine agosto: “Non cerchiamo, né accogliamo ulteriore rallentamento sul mercato del lavoro” disse Powell. Una rivendicazione, dunque, della FED a supporto dell'occupazione, cioè della crescita.

Nella conferenza stampa del 18 settembre, Powell, molto efficacemente, ha convinto il mercato sulle ragioni dietro a un taglio così abbondante di 50 punti base. Nessuno ritardo sulla politica monetaria: è il calo dell'inflazione a ritmo più convinto che lo ha reso possibile e non i timori di una recessione latente. La natura preventiva si declina, dunque, in un anticipo dei tagli complessivi, rispetto alle tempistiche comunicate a giugno, con l'aggiunta di un solo taglio in più su tutto l'orizzonte delle previsioni. Il mercato, invece, prezzava di più, ma questo è rientrato con l'arrivo dei dati sul mercato del lavoro il 4 ottobre.

Trova conferma l'idea di una disoccupazione per ora guidata da fattori buoni, un recupero dell'offerta con l'entrata di nuovi migranti in forza lavoro, e non fattori cattivi, come la debolezza di domanda da licenziamenti.

Le spinte all’economia cinese

Si aggiunge al quadro benigno una serie di misure di stimolo in Cina: allentamento monetario e misure a favore degli investimenti azionari, comunicate con molto vigore dei policy maker cinesi. Il mercato ha accolto la notizia con molto entusiasmo, soprattutto l'indicazione sottointesa che ulteriori stimoli di natura fiscale possano arrivare a breve. Tatticamente molto interessante, da valutare con un po’ di cautela sul lungo termine sull’efficacia nel sollevare in modo sostenibile i consumi e l'immobiliare, i due grandi problemi della Cina. Fino ad allora riteniamo l'effetto circoscritto sul sentiment e sugli asset cinesi.

Le 3 cause della potenziale volatilità

Cosa potrebbe, dunque, aggiungere volatilità a questo quadro sostanzialmente favorevole su macro e politica monetaria? In primis le dinamiche elettorale negli USA, dove sondaggi e scommesse sono ancora inconclusivi e bilanciati sui due candidati, nonostante la tenuta dell'economia dovrebbe favorire l'amministrazione uscente. La meno attesa, nei prezzi di mercato, è una vittoria di Trump, che avrebbe implicazioni meno favorevoli sull’obbligazionario.

Il secondo fattore di volatilità è la crescente escalation in Medio Oriente, che potrebbe coinvolgere più direttamente gli Stati Uniti o destabilizzare più significativamente il mercato del petrolio, che al momento ne risente relativamente poco, trovandoci in un momento di eccesso di offerta.

Inoltre, da non dimenticare, l'avvio della stagione degli utili negli USA, dove vediamo attese di mercato eccessivamente ottimiste sul 2025.

In conclusione, sull’obbligazionario USA riteniamo possa tornare del valore, man mano che il mercato prosegue a ritrattare l’eccesso di pessimismo sulle probabilità di recessione, ma rimane al momento più caro rispetto all'Europa e vulnerabile a una vittoria di Trump. Cautela anche sull'esposizione azionaria, come dicevamo già il mese scorso, rispetto alla prima parte dell'anno, seppur al momento è sostenuto dal mix favorevole macro, ma non è immune che ai rischi geopolitici. Dunque, portafogli compositi, dollaro e oro rimangono alleati della diversificazione.

Flora Dishnica, Product Specialist Multi Asset & Quantitative Pictet AM Italia
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