Tipologie di obbligazioni: breve guida ai bond

Guida alla finanza
Dietro un meccanismo di base semplice, ci sono diversi tipi di prodotto, con caratteristiche e meccanismi differenti. Ecco quali.

Tipologie di obbligazioni: breve guida ai bond

Dietro un meccanismo di base semplice, ci sono diversi tipi di prodotto, con caratteristiche e meccanismi differenti. Ecco quali.

Le obbligazioni sono titoli con i quali un debitore (l’emittente) finanzia le proprie attività. In cambio, si impegna a pagare al creditore un interesse, oltre a rimborsare l’intero capitale a scadenza. All’interno di questa definizione generale ci sono diverse tipologie di obbligazioni. Ecco alcune tra le più diffuse.

Obbligazioni ordinarie e strutturate

La prima distinzione riguarda le obbligazioni ordinarie e quelle strutturate. Appartengono alla prima categoria i titoli dalle caratteristiche più classiche e lineari. Non a caso vengono indicate in inglese con l’espressione “plain vanilla”, cioè “vaniglia liscia”, proprio per descrivere il funzionamento semplice e standard. Il titolare di un’obbligazione ordinaria ha diritto a ricevere il rimborso totale del capitale a scadenza, cui si aggiunge una remunerazione periodica (gli interessi) sotto forma di cedola

Le obbligazioni strutturate, invece, hanno un funzionamento più complesso, perché incorporano uno strumento derivato che ne determina caratteristiche e rendimenti. Le obbligazioni strutturate permettono, ad esempio, di esercitare un’opzione sul sottostante oppure di avere una remunerazione legata all’andamento di indici e indicatori (di mercati, valute, andamento dei prezzi). In casi come questo si parla anche di “obbligazioni indicizzate”.

Obbligazioni a tasso fisso e variabile

Le obbligazioni ordinarie possono essere raggruppate in due macro-categorie: a tasso fisso e a tasso variabile. In entrambi i casi, il titolare riceve, a scadenza, il capitale investito. A distinguerle è il meccanismo con il quale vengono definiti gli interessi. Nelle obbligazioni a tasso fisso sono predeterminati. Chi li acquista sa in anticipo che, ad esempio, riceverà sempre un interesse del 4% annuo.

Nelle obbligazioni a tasso variabile, invece, la remunerazione dipende dai tassi di mercato. L’emittente, quindi, non dovrà specificare l’entità della cedola ma solo le modalità con le quali verrà calcolata. Il tasso d’interesse può essere, ad esempio, ancorato al tasso d’inflazione. Più i prezzi aumentano e più la cedola sarà sostanziosa. 

Le obbligazioni a tasso fisso hanno sicuramente il vantaggio di essere prevedibili e di immediata comprensione. Al netto dei rischi, è possibile sapere quanto si guadagnerà e con quale cadenza. Le obbligazioni a tasso variabile permettono invece di gestire meglio i cambiamenti di mercato e il loro valore è meno volatile. Sono meno dipendenti dai tassi di riferimento e, di conseguenza, danno maggiore stabilità al portafoglio. Se però i tassi delle banche centrali diminuiscono, tenderanno a offrire un rendimento inferiore rispetto alle obbligazioni a tasso fisso.

Obbligazioni subordinate

Oltre ad essere utilizzata per segnare la differenza con le obbligazioni strutturate, l’espressione “obbligazioni ordinarie” può fare riferimento ai diritti acquisiti dal creditore, che sono prioritari. Esistono, infatti, anche le obbligazioni subordinate, che - in caso di difficoltà finanziaria dell’emittente - devono attendere che cedole e rimborsi vengano prima conferiti ai titolari di obbligazioni ordinarie. In “cambio” di questo rischio, le subordinate dovrebbero avere un rendimento maggiore.

Obbligazioni zero coupon

Non tutte le obbligazioni hanno una cedola. È il caso delle “zero coupon”, come i BOT e i CTZ il cui rendimento è determinato dalla differenza tra il prezzo di emissione e il valore di rimborso. Per far scattare questo meccanismo, le obbligazioni zero coupon vengono emesse a un prezzo inferiore rispetto a quello nominale, che verrà invece ripagato a scadenza.

Obbligazioni convertibili

Le obbligazioni convertibili possono essere definite come una via di mezzo tra obbligazioni e azioni. Offrono infatti al titolare, entro un orizzonte temporale stabilito, la possibilità di decidere se trasformare l’obbligazione in azione. In sostanza, si può scegliere se rimanere creditore – percependo il rimborso alla scadenza – oppure diventare azionista dell’emittente.

Eurobond

Gli eurobond, o euro-obbligazioni, sono titoli che coinvolgono più Stati, per i quali il Paese dell’emittente è diverso da quello di collocamento. Si tratta di prodotti operativi da decenni. La parola eurobond rischia però di fare confusione, perché indica anche un meccanismo proposto da tempo ma mai concretizzato: la possibilità di emettere obbligazioni europee garantite in solido da tutti gli Stati membri.

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