Guida ai fondi pensione chiusi e aperti

Guida alla finanza
Affidandosi solo alla previdenza pubblica si corre il rischio di ritrovarsi con una pensione non sufficiente a garantire il mantenimento di un adeguato tenore di vita.Ecco perché è meglio pensarci prima.

Il tema della pensione rappresenta una delle principali questioni del dibattito pubblico ed economico italiano. Con la popolazione che invecchia e il lavoro sempre più intermittente, i problemi principali sono la sostenibilità del nostro sistema previdenziale e la qualità dei futuri trattamenti pensionistici, soprattutto dei più giovani. 

Anche perché, a differenza del passato, quando l’ammontare dell’assegno della pensione dipendeva dall’importo dello stipendio degli ultimi anni (sistema retributivo), oggi il calcolo viene fatto in base ai contributi versati durante l’intera vita lavorativa (sistema contributivo). 

Il rischio è che, se ci si affida solo alla previdenza pubblica, al termine del percorso lavorativo si finisca per ritrovarsi con un assegno basso che non garantisce la possibilità di mantenere un adeguato tenore di vita.  

Ecco perché il consiglio più diffuso è quello di pensarciin anticipo, pianificando adeguatamente il proprio futuro attraverso la previdenza complementare e i fondi pensione, ovvero quella forma di risparmio che punta a mettere insiemenel tempo una somma necessaria a integrare in futuro la pensione tradizionale. 

Di cosa parliamo?

I fondi pensione sono uno strumento di risparmio di lungo periodo che hacome finalità la creazione diuna pensione integrativa. Qualunque lavoratore, pubblico, privato o autonomo, può aderire ai fondi pensione. Ma possono aderire anche i non lavoratori, compresi gli studenti. 

Le somme versate sono investite nei mercati finanziari, allo scopo di ottenere rendimenti che nel tempo accrescano il capitale e permettano di conseguire prestazioni pensionistiche integrative rispetto alla previdenza obbligatoria.Chi sottoscrive un fondo pensione può scegliere tra diverse linee di investimento, a seconda del proprio profilo di rischio e dei propri obiettivi. .  

In base a chi istituisce i fondi e ai soggetti che possono aderire, si distinguono trecategorie: fondi pensione aperti, Piani Individuali Pensionistici (PIP) e fondi pensione chiusi

Fondi pensione aperti

I fondi pensione aperti sono una forma di previdenza complementare privata istituita da banche, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio(SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Si definiscono “aperti” perché chiunque può aderirvi, compresi i soggetti che non hanno un lavoro. Si può aderire sia singolarmente, sia con accordi collettivi tramite i datori di lavoro e le rappresentanze sindacali. 

Piani Individuali Pensionistici (PIP)

I PIP possono essere istituiti solo da compagnieassicurative. Nonostante formalmente siano contratti di assicurazione sulla vita, i piani individuali pensionistici sono a tutti gli effetti dei fondi pensione. Si contraddistinguono perché è possibile accedervi solo come soggetti singoli e non prevedono adesioni collettive. 

Fondi pensione chiusi o negoziali

I fondi pensione chiusi si definiscono tali in quanto l’adesione è riservata solo a specifiche categorie di lavoratori che hanno sottoscritto accordi o contratti collettivi con le parti sociali. Ad esempio, i medici possono aderire al fondo sanità, coloro che lavorano nel terziario hanno invece a disposizione il fondo FonTe e così via. Per questa ragione sono anche dettifondi pensioni “negoziali”. Possono inoltre anche essere legati a un determinato territorio, che può essere una provincia o una regione. 

Perché sottoscrivere un fondo e come sceglierlo?

Prendiamo due lavoratori. Un dipendente che sceglie il fondo chiuso del proprio settore. E un altro autonomo che non può aderire a un fondo chiuso e deve aderire per forza a un fondo aperto

Il lavoratore dipendente può destinare al fondo pensione chiuso sia il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) sia un ammontare aggiuntivo a scelta, chiamato contributo volontario. Solo nel caso del fondo pensione chiuso, il lavoratore che versa un contributo volontario ottiene anche un contributo del proprio datore di lavoro, che ammonta tra l’1 e il 2% in base agli accordi collettivi. Esemplificando, se il lavoratore ha uno stipendio di 30mila euro, il datore di lavoro paga 300 euro. Se il lavoratore ne ha versati 5mila di contributo volontario, ilrendimento ottenuto sarà del 6%. 

Per il lavoratore autonomo che non può accedere a fondi di categoria, la migliore opzione resta comunque quella di utilizzare uno strumento di previdenza privato. Con i fondi pensione aperti o i Piani Individuali Pensionistici, ha la possibilità di scegliere con flessibilità la quota da destinare al fondo. Può versare il TFR maturato mensilmente oppure anche un contributo volontario. Ma, a differenza del fondo chiuso, non riceverà alcun contributo del datore di lavoro.  

Tra fondo chiuso e aperto, c’è anche una differenza notevole di costi. Quelli aperti sono di solito più costosi di quelli chiusi. Per i primi il costo medio annuo è tra 1,1 e 2,1%, per i secondi il costo è compreso tra lo 0,24% e lo 0,54%. Esistono comunque diversi fondi aperti con costi diversi, tra cui il lavoratore autonomo si può scegliere. 

L’attenzione ai costi è fondamentale, in quanto i costi trattenuti possono pesare sul trattamento finale per oltre il 70%.  

I principali vantaggi, per entrambi i lavoratori, sono i benefici fiscali. Quando si investe in fondi pensione, è possibile dedurre dall’imponibile IRPEF fino a 5.164,57 euro l’anno

Il rendimento ha un’imposizione sostitutiva pari al 20%, che è un’aliquota molto più bassa rispetto all’ordinaria aliquota del 26% prevista per le altre tipologie di investimento. Le prestazioni maturate dopo gennaio 2007 sono tassate con un’aliquota del 15%, ridotta dello 0,3% per ogni anno di partecipazione al fondo, successivo ai 15 anni, con un limite massimo di riduzione di sei punti. 

Bisogna infine sottolineare, e questo vale per i fondi chiusi e aperti, che non sarà possibile per nessuno dei due lavoratori usufruire per intero del capitale accantonato prima della pensione, se non in situazioni particolari stabilite dalla legge, come per esempio l’acquisto della prima casa. In caso di altri eventi, come l’insorgenza di invalidità permanente o inoccupazione sopra i 48 mesi, dimissioni, licenziamento o decesso, si può riscattare in tutto o in parte quello che si è versato.

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