Attivo dal 2010, il Foreign Account Tax Compliance Act è stato creato per abbattere l’evasione fiscale dei cittadini americani che spesso aprivano conti bancari in Paesi con anonimato bancario. L’Italia l’ha adottato 4 anni fa, scopriamolo meglio in 7 punti.
1. Il ruolo degli intermediari
Agli intermediari è imposto il compito di identificare tutti i cittadini e i residenti negli USA che detengono un conto all’estero e di trasmettere le informazioni bancarie alle agenzie delle entrate e all’IRS, l’autorità fiscale statunitense.
2. Tutto nasce dai conti offshore
Il FATCA nasce nel primo decennio degli anni Duemila in risposta al massiccio esodo di capitale fronteggiato dagli Stati Uniti. Gli americani infatti preferivano aprire conti offshore in Svizzera e in altri Paesi. Oggi, tutti gli Stati che aderiscono al FATCA hanno l’obbligo di condividere i dati bancari sensibili.
3. Il coinvolgimento dell'Italia
L’Italia applica il FATCA dal 1° luglio 2014 attraverso un sistema di scambio automatico delle informazioni finanziarie con gli Stati Uniti. Questo sistema permette di tracciare sia i dati dei cittadini statunitensi con conti in Italia, sia, al contrario, quelli dei residenti in Italia che trasferiscono il proprio capitale negli Stati Uniti.
4. La ritenuta del 30%
A garanzia del corretto comportamento degli intermediari, il FATCA prevede che, se questi vengono meno agli obblighi di informazione verso l’IRS, si applica una ritenuta alla fonte pari al 30% per ogni pagamento corrisposto all’intermediario dai residenti degli Stati Uniti.
5. Oltre 100 Stati aderiscono alla normativa FATCA
Quasi tutti i Paesi sviluppati aderiscono alla FATCA, inclusi i paradisi fiscali delle Bermuda e delle Isole Cayman. Più di 40 Stati hanno anche stipulato accordi bilaterali con gli Stati Uniti che consentono una automatica condivisione delle informazioni. Oltre che dall’Italia, questo sistema è adottato anche da Paesi come Inghilterra, Danimarca, Messico, Spagna, Lussemburgo, Germania, Lussemburgo, Francia e Irlanda.
6. IGA1 e IGA2
Per quanto riguarda l’Italia, la condivisione delle informazioni si basa sul modello IGA1, che prevede la reciproca trasmissione dei dati. In questo modo, le informazioni finanziarie viaggiano tra le autorità fiscali del Paese di residenza degli istituti finanziari esteri. Il modello alternativo, l’IGA2, si differenzia perché i dati vengono condivisi direttamente tra IRS e banche straniere e perché il flusso informativo non è reciproco, ma va solo dallo Stato estero aderente verso gli Stati Uniti. Tra i Paesi che aderiscono a questo modello troviamo Svizzera, Bermuda, Hong Kong, San Marino, Taiwan, Austria e Giappone.
7. Il Corporate Reporting Standard
Gli USA non sono, invece, tra i Paesi che aderiscono al Common Reporting Standard. Si tratta di uno standard internazionale introdotto dall’OCSE e adottato dall’Unione europea nel 2014, che individua le regole operative per l’acquisizione di informazioni rilevanti da parte delle banche e per la loro trasmissione alle autorità competenti.