Cinque milioni e mezzo di abitanti, 63 isole con una densità abitativa tra le più alte al mondo e una composizione demografica cosmopolita. Singapore è il quarto centro finanziario al mondo. Una città Stato con un modello urbano unico, che si muove velocemente per trasformarsi in una grande smart city. Una sorta “città cervello”, in cui i dati avranno un ruolo centrale nella gestione della cosa pubblica per offrire soluzioni migliori e personalizzate. Singapore è il modello che forse si farà strada nel futuro anche in altri Paesi, non senza sollevare qualche perplessità.
Elaborazione dei dati per offrire soluzioni migliori
La fibra copre già l’isola in lungo e in largo, fornendo un accesso veloce a Internet in ogni casa e ufficio. E si calcolano tre device mobili ogni due cittadini. Al centro dei principali piani di sviluppo dell’amministrazione di Singapore c’è un’ulteriore crescita della digitalizzazione della città, con la diffusione di sensori interconnessi, reti 4G e 5G, Internet of Things, droni per la consegna della posta e sistemi di controllo intelligenti del traffico urbano e degli spostamenti.
Nel 2014 Singapore ha lanciato il programma “Smart Nation”, una piattaforma di raccolta ed elaborazione dei Big Data urbani dove le informazioni prodotte dai cittadini vengono trattate e riutilizzare nei vari settori economici e nell’amministrazione pubblica. «I dati guideranno le decisioni degli amministratori», spiegano dal governo di Singapore. «I cittadini sono d’accordo nel cedere i dati che li riguardano in cambio di servizi».
Singapore da poco ha lanciato anche un progetto quinquennale: costruire entro il 2022 una rete di 100 milioni di dispositivi intelligenti collegati tra loro tramite una rete wireless per raccogliere e poi elaborare i dati relativi anche ai flussi dei pedoni e delle auto in strada, ai livelli di inquinamento e alle condizioni climatiche della città. I movimenti saranno registrati con l’obiettivo di offrire servizi migliori e – perché no – anche personalizzati.
I dubbi e le soluzioni
I dati prodotti dai singoli cittadini vengono usati per migliorare la qualità della loro vita e creare un nuovo modello di economia digitale. Ma come vengono raccolti e come vengono usati? Raccogliere informazioni su come ci spostiamo, quando, in quali luoghi, e magari condividerle con le imprese pubbliche e private, crea non poche preoccupazioni in merito alla privacy dei cittadini.
Il governo di Singapore per questo motivo ha elaborato un testo di legge, il “Personal Data Protection Act”, che è uno dei primi esempi di documenti legislativi dedicato alla privacy in una smart city connessa. E si è dotata anche di una Agenzia governativa per l’innovazione tecnologica, che ha il compito di armonizzare le esigenze di privacy e di servizi migliori, in modo da trarre il massimo vantaggio dalla tecnologia. Essere una “città cervello”, in cui ogni cosa è connessa come le sinapsi, richiede insomma strumenti legislativi ad hoc. E soprattutto una fiducia reciproca tra amministratori e cittadini.