Quando si investe, ci sono due grandi universi: quello dei mercati regolamentati e quello dei mercati non regolamentati. Anche se questi ultimi non sono del tutto privi di norme e controlli, la differenza è chiara sin dal nome: i mercati regolamentati sono soggetti a una serie di regole e a una vigilanza più stringenti. Con quali conseguenze per gli investitori?
Mercati non regolamentati: di cosa si tratta
I mercati non regolamentati (detti anche Over the Counter) sono mercati mobiliari non soggetti a un insieme di norme specifiche. Ci sono quindi meno vincoli: non ci sono orari di apertura e di chiusura, come nelle borse. Di solito, i mercati regolamentati non sono limitati a un luogo fisico (come Piazza Affari per Milano o Wall Street per New York), ammettono titoli non soggetti ad autorizzazione da parte delle autorità di vigilanza e operatori non iscritti ad appositi albi.
Questo non vuol dire che il controllo sia del tutto assente. Secondo il Testo Unico della Finanza (che norma il settore in Italia), la Consob (cioè la Commissione nazionale che vigila sui mercati) può richiedere notizie e documenti sugli scambi che avvengono sui mercati non regolamentati e gli organizzatori sono comunque tenuti a comunicare alcune informazioni sia alle autorità di vigilanza che al pubblico.
Le caratteristiche dei mercati regolamentati
Anche i mercati regolamentati fanno riferimento (in articoli diversi) il Testo Unico della Finanza. In questo caso, però, i vincoli sono molto più stringenti e dettagliati, così come aumentano il ruolo e gli strumenti di Consob e Banca d'Italia. Come sottolinea Borsa Italiana, chi gestisce un mercato regolamentato deve “predisporre le strutture e i servizi di mercato e determinare i propri corrispettivi”; “verificare e assicurare” che i requisiti del mercato ubbidiscano ai requisiti del Testo Unico; avere la facoltà di “ammettere, escludere o sospendere gli strumenti finanziari da quotazione o negoziazione”; attuare un funzionamento “ordinato”; “disporre e attuare le misure necessarie a evitare abusi di informazioni privilegiate e manipolazioni”.
Chi opera sui mercati deve inoltre rispettare alcuni requisiti e comunicare le variazioni di partecipazione al capitale in modo il più possibile tempestivo e trasparenze.
Le principali differenze tra mercato regolamentato e non
Le differenze tra mercati regolamentati e non regolamentati stanno quindi nelle regole che li governano e non necessariamente negli asset scambiati. Sui mercati non regolamentati si possono infatti vendere e acquistare azioni, obbligazioni, derivati, ETF.
Un'importante differenza riguarda le quotazioni. In un mercato regolamentato ne esiste una ufficiale. In uno che non lo è, invece, il prezzo deriva esclusivamente da domanda e offerta. Cioè da un accordo tra chi compra e chi vende.
I mercati regolamentati, grazie a un quadro di regole preciso, hanno l'obiettivo di standardizzare gli scambi. E i vincoli sono tali da ammettere solo un ristretto numero di entità. In Italia, ad esempio, i mercati regolamentati sono appena sei: Euronext Milan, ETF plus, Mot, Miv, Idem ed MTS Italy.
Gli OTC (il più noto dei quali è il Forex, il mercato valutario) hanno invece in comune solo il fatto di avere meno regole. Sono quindi più eterogenei e più numerosi. Sono caratterizzati da meno trasparenza e meno liquidità. Due caratteristiche che tendono a favorire la volatilità e, di conseguenza, un rischio più elevato. Questo non vuol dire che i mercati non regolamentati siano migliori o peggiori. Hanno, ad esempio, il vantaggio di essere più flessibili e di consentire l'acquisto di una gamma di asset più ampia. Come per ogni universo o strumento finanziario, vanno quindi utilizzati in base ai propri obiettivi.