Il mondo della tecnologia è solito individuare, a ondate, “the next big thing”. Cioè la tecnologia in grado di avere, negli anni a venire, un grande impatto. L’Intelligenza Artificiale lo è, ormai, senza dubbio. Al più si può discutere sulla parola “next”, perché le potenzialità inespresse sono ancora enormi, ma le applicazioni pratiche sono già realtà presente. Tanto da fare esplodere la domanda di nuove competenze legate all’IA.
Le nuove professioni dell’IA
L’Intelligenza Artificiale non si limita a far evolvere alcune professioni, ne crea di nuove. Il loro elenco sarebbe lungo, ma Michela Lecce, Cybersecurity Technical Specialist in Microsoft, in un articolo pubblicato su Agendadigitale.eu, ha adottato un metodo tanto semplice quanto intuitivo per individuare le principali. Ha cercato alcune professioni su Google e verificato quali ricerche sono aumentate negli ultimi anni. Ne è venuta fuori una lista, non esaustiva ma molto rappresentativa. Eccola:
- AI Developer, incaricati di sviluppare sistemi e algoritmi alla base dell’intelligenza artificiale generativa;
- Data scientist, che si occupano della gestione di una grande mole di dati;
- AI Engineer, che creano software e progetti che integrano al proprio interno l’Intelligenza Artificiale;
- Prompt engineer, specializzati nel generare input che guidano la creazione di contenuti tramite l’IA;
- Sviluppatore di chatbot e assistenti virtuali, che punta soprattutto al machine learning e all’elaborazione del linguaggio naturale.
Accanto a figure iper-specializzate, ce ne sono altre di più ampio respiro:
- l’AI ethicist si occupa degli aspetti etici e legali dell’Intelligenza Artificiale;
- l’AI manager lavora in modo trasversale e a livello interdisciplinare, in modo da integrare le innovazioni all’interno di un’organizzazione
- l’AI architect fa da collante tra le figure specializzate e i manager più orientati al business per governare le applicazioni.
Competenze cercasi
Come succede spesso con le tecnologie evolute, i percorsi formativi procedono più lentamente rispetto alle innovazioni. Non sorprende allora che, a oggi, le aziende facciano fatica a trovare specialisti in Intelligenza Artificiale.
Secondo un sondaggio di Salesforce, il 46% dei professionisti IT pensa che, all’interno della propria organizzazione, manchino le competenze necessarie per uno sviluppo concreto dell’IA. La percentuale sale addirittura al 60% se si considera solo il settore pubblico.
Guardando all’Italia, il Rapporto Excelsior “Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione” conferma che, nel mercato del lavoro tra il 2024 e il 2028, i percorsi di studio più ricercati sono quelli in ambito economico-statistico, insegnamento e formazione, settore medico-sanitario, informatica e tecnologie ICT.
I percorsi che “guadagnano” di più
Oltre a offrire maggiore spazio, i percorsi di ambito tecnico-scientifico promettono anche compensi medi superiori. Secondo un’analisi di ODM Consulting, infatti, la retribuzione d’ingresso per una laurea umanistica è di 24.000 euro l’anno. Si sale a 26.500 per le lauree di area economico-scientifica e a 30.500 euro per lauree in ambito ingegneristico ad alta specializzazione.