Ci sono diverse applicazioni del valore nominale, a seconda che si riferisca al settore economico o finanziario, dove dobbiamo distinguere se lo colleghiamo ad azioni oppure obbligazioni. Possiamo comunque definirlo come il valore teorico di uno strumento finanziario, di una moneta, di un titolo o più genericamente di un bene. Vediamo in cosa differiscono le varie applicazioni, in che cosa è diverso dal valore reale e come si calcola.
Il valore nominale in economia
Quando ci riferiamo al valore nominale nel campo economico dobbiamo ricollegarci al valore nominale della valuta. Per capirlo meglio, dobbiamo raffrontare il PIL reale a quello nominale:
- parliamo di PIL reale quando i prezzi di beni e servizi sono valutati in modo costante rispetto a un anno di riferimento;
- parliamo di PIL nominale quando questi beni e servizi sono calcolati sulla base al loro prezzo corrente.
Una differenza che è più semplice capire con un esempio. Supponiamo che nel 2020 abbiamo prodotto in Italia 1.000 bottiglie d’olio, vendute a 20 euro l’una, per un totale di 20.000 euro. Nel 2024, invece, abbiamo prodotto 2.000 bottiglie d’olio e le abbiamo vendute a 30 euro l’una, per un totale di 60.000 euro, grazie a un aumento della produzione e del prezzo delle singole bottiglie.
Il PIL nominale nel 2020 è stato di 20.000 euro, risultato di 1.000 x 20, mentre il PIL nominale del 2024 è stato di 60.000 euro, risultato di 2.000 x 30. Spostandoci sul PIL reale, nel 2020 è uguale al PIL nominale perché si tratta dell’anno base e quindi è sempre 20.000 euro. Nel 2024 però cambia, perché per calcolarlo dobbiamo moltiplicare le quantità di olio prodotte nel 2024 per il valore dell’olio dell’anno base 2020. Quindi, il PIL reale del 2024 è il risultato di 2.000 bottiglie del 2024 moltiplicate per il costo di 20 euro a bottiglia del 2020, cioè 40.000 euro. Ecco la differenza tra PIL reale e nominale.
Il valore nominale in finanza
Se prendiamo in esame il concetto di valore nominale in finanza, dobbiamo focalizzarci sul momento del collocamento dello strumento. Quindi stiamo parlando del valore finanziario di un asset, o di una attività, che poi può anche rientrare in ulteriori accordi di compravendita. Per questi motivi, il valore reale è differente rispetto al valore di emissione del titolo.
A partire dai casi appena citati, è semplice capire la differenza tra valore reale e nominale di un bene: il valore reale rappresenta il prezzo attuale di mercato del bene in questione e quindi si ottiene dall’equilibrio tra domanda e offerta, mentre il valore nominale viene deciso in base a un accordo, che può essere più o meno favorevole a seconda del contratto sottoscritto.
Il valore nominale per gli asset finanziari
Il caso delle azioni è il più semplice: si intende valore nominale quando indichiamo il valore della singola azione, ottenibile con un calcolo molto semplice. Supponiamo di avere fondato un’azienda che produce contenitori di metallo, con un capitale sociale di 100 mila euro. Con i nostri soci abbiamo diviso il capitale sociale in 10 mila azioni, quindi il valore nominale si ottiene dividendo i 100 mila euro per le 10 mila azioni. Il risultato, e quindi il valore nominale, di 100.000 diviso 10.000 è 10 euro ad azione.
Questo valore resta sempre uguale nel tempo e nemmeno l’andamento patrimoniale della società può impattarlo. L’unico modo per modificarlo è un intervento sull’atto costitutivo dell’azienda, che può portare a un’ulteriore suddivisione delle azioni, o a un loro accorpamento.
Il concetto di valore nominale applicato alle obbligazioni è invece differente, perché rappresenta il valore su cui vengono calcolati gli interessi delle cedole ed è un importo che viene concordato in fase di emissione. Vediamo un esempio per comprenderlo meglio.
Abbiamo acquistato un’obbligazione a tasso fisso del governo francese con cedola concordata del 5%, il prezzo di emissione dell’obbligazione è di 950 euro e il valore nominale di 1.000 euro. Ciò significa che abbiamo pagato 950 euro per acquistare l’obbligazione, ma quando la Francia staccherà la cedola, l’interesse andrà calcolato moltiplicando il valore nominale per la percentuale della cedola. Quindi, 1.000 euro x 5% = 50 euro. Il valore nominale di 1.000 euro sarà il valore che avrà l’obbligazione alla sua scadenza.