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Quantificare l'impatto degli investitori sulla natura

Azioni Articolo riservato
Aziende e investitori stanno intensificando gli sforzi per misurare l'impatto delle proprie attività sulla salute della biosfera e valutare in che modo la perdita di biodiversità influisce sulle loro prospettive finanziarie.

Lo "scoiattolo gommoso" (Psychropotes longicauda) vive negli oceani a 5.000 metri di profondità. Questa strana creatura marina dall'aspetto di banana sbucciata a metà è una delle migliaia di nuove specie scoperte negli ultimi due anni.

I progressi tecnologici consentono agli scienziati di migliorare costantemente la nostra conoscenza della biosfera. Eppure, nonostante queste innovazioni, gran parte della diversità biologica del pianeta resta "materia oscura": poco compresa e largamente non classificata, proprio come il cosmo.

Questo problema sta preoccupando sempre di più anche gli investitori.

Sebbene un numero crescente di investitori riconosca che la perdita di biodiversità è un rischio finanziario, non dispongono di strumenti per monitorarne le minacce.

Le emissioni di carbonio, sulle quali è incentrato il grosso dei report ambientali delle aziende, offrono una valutazione incompleta del reale impatto di un'attività sull'ambiente.

Gli investitori vogliono sapere che impatto hanno i loro investimenti sulla salute della biosfera e in che modo il deterioramento del capitale naturale influisce sui risultati economici e finanziari.

È sicuramente incoraggiante che siano in atto sforzi volti a colmare questa lacuna.

Una tappa fondamentale è stato il varo del Global Biodiversity Framework (GBF): una convenzione rivoluzionaria concordata nel dicembre dello scorso anno. Sottoscritta da quasi 200 Paesi, racchiude obiettivi che richiedono alle grandi aziende e agli istituti finanziari di monitorare e divulgare il loro impatto sulla natura, nonché i rischi derivanti dalla perdita di biodiversità che dovranno affrontare.

È particolarmente rilevante il fatto che questi provvedimenti verranno applicati all'intera catena del valore di un'azienda e, per gli istituti finanziari, agli investimenti in portafoglio.

Anche la Taskforce on Nature-Related Financial Disclosures (un forum privato che rappresenta istituti e società finanziarie e che dispone di asset per un totale di oltre 20.000 miliardi di dollari) presenterà presto una nuova serie di standard aziendali di valutazione e divulgazione dei rischi, che dovrebbero aiutare le aziende ad allinearsi al GBF e a spostare il capitale verso attività rispettose della la natura.

Un'altra iniziativa proviene dall'International Sustainability Standards Board, che definisce standard globali per le informative sulla sostenibilità delle aziende e che è in procinto di integrare la biodiversità tra le regole di rendicontazione del rischio climatico. Tuttavia, questi approcci top down, per quanto apprezzabili, non sono di per sé in grado di affrontare il problema più spinoso della biodiversità: la difficoltà di ottenere dati accurati.

Per superare questo problema, la comunità scientifica ha recentemente istituito diversi programmi di ricerca in collaborazione con banche, gestori patrimoniali e investitori, che provvedono anche a finanziarli. L'obiettivo è quello di sviluppare nuovi set di dati in grado di fornire un quadro più chiaro del rapporto tra attività economica e natura.

Un esempio è rappresentato dal parametro Earth Systems Impact (ESI), un prototipo sviluppato dai ricercatori della svedese Royal Academy of Science nell'ambito del programma di ricerca MISTRA Finance to Revive Biodiversity (FinBio).Pictet Asset Management è membro fondatore del programma FinBio.

L'ESI tiene conto degli effetti non solo del carbonio, ma anche dell'utilizzo di acqua e suolo, definiti "componenti del sistema terrestre" e facenti parte delle principali dimensioni ambientali specificate dal modello dei Limiti Planetari.Steven J Lade et al 2021 Environ. Res. Lett. 16 115005.

L'ESI, secondo gli scienziati, potrebbe aiutare investitori e aziende a valutare meglio l'impatto ambientale sistemico delle loro decisioni.

Una transizione positiva per la natura

Per quantificare l'impatto dell'universo societario sulla perdita della biodiversità, Pictet Asset Management utilizza attualmente due strumenti di misura riconosciuti a livello globale: il modello dei Limiti Planetari (PB) e la Life Cycle Analysis (LCA).

I tassi di perdita della biodiversità sono dalle 10 alle 100 volte superiori a quelli che il modello PB considera sostenibili. Applicando le metriche PB e LCA, puntiamo a identificare le aziende che hanno i prodotti e servizi a minore impatto.

Basandoci su questo approccio, cerchiamo di identificare non solo gli effetti diretti, ma anche quelli indiretti delle attività aziendali lungo l'intera catena del valore.

Si tratta di un elemento cruciale da prendere in considerazione quando si analizza l'impatto sulla biodiversità. Questo perché la produzione di beni e servizi è oggi fortemente frammentata e ripartita tra numerosi Paesi e settori.

Prendiamo ad esempio il comparto minerario. Si tratta di un settore che fornisce metalli fondamentali per molte delle tecnologie a zero emissioni nette (come il nichel), ma che ha anche un forte impatto sugli habitat naturali.

L'elevato impatto ambientale diretto di questo settore è in larga parte dovuto all'ubicazione fisica delle attività minerarie.

Tuttavia, nell'analizzare l'impatto dell'industria, riteniamo fondamentale incorporare le dinamiche regionali nella modellazione della biodiversità. Ad esempio, l'estrazione mineraria in regioni in cui la diversità delle specie è bassa avrà un impatto minore rispetto ad attività condotte in aree ricche di flora e fauna.

Questo approccio, di solito definito come valutazione regionale dell'impatto, è relativamente nuovo ed è sempre più raccomandato dagli scienziati.Environmental Impact Assessment and Strategic Environmental Assessment

L'accesso a dati migliori dovrebbe incentivare le aziende e gli investitori a modificare il proprio comportamento a favore di procedure più positive per la natura.

L'engagement con il management delle aziende è un'altra leva importante a disposizione degli investitori e permette loro di collaborare con le realtà in cui investono per individuare obiettivi volti a mitigarne l'impatto negativo, a gestire i rischi e a incorporare pratiche aziendali più sostenibili e rigenerative che promuovano risultati positivi per la natura.

Il nostro approccio olistico ci consente di stabilire le aree di engagement prioritarie con le singole aziende e i loro fornitori.

L'engagement con il management aziendale è una leva importante a disposizione degli investitori per promuovere risultati positivi per la natura.

Si sta diffondendo una crescente consapevolezza del ruolo fondamentale della natura nella lotta al cambiamento climatico.

Secondo le stime dell'ONU, integrare le soluzioni basate sulla natura (NBS) nella lotta al surriscaldamento globale (come il ripristino delle barriere coralline e l'utilizzo di materiali di origine naturale nell'edilizia) può consentire una riduzione delle emissioni di CO2 13 volte superiore rispetto all'elettrificazione del trasporto automobilistico.

L'importanza crescente della salvaguardia dell'ambiente dovrebbe alimentare un fiorente mercato finanziario incentrato sulla biodiversità, in grado di offrire nuovi strumenti e fondi per i servizi legati all'ecosistema e il capitale naturale. L'evoluzione degli strumenti di analisi dell'impatto e una migliore comunicazione aziendale dovrebbero aiutare gli investitori a capitalizzare meglio queste opportunità.