Quando l’unica certezza è l’incertezza, coloro che hanno coraggio intraprendono nuove vie. Mai come oggi l’incertezza domina la nostra esistenza, tra crisi di varia natura che ricorrono con sempre maggiore frequenza e velocità.
E mai come oggi questo assunto deve muovere le nostre azioni e il nostro pensiero. Perché è da questo che nasce la storia del Gruppo Pictet e che ci ha permesso di prosperare attraverso le difficoltà in oltre due secoli.
Storia di Pictet: il successo oltre le difficoltà
La storia di Pictet nasce proprio in un momento di profonda incertezza e difficoltà: era il 23 luglio 1805 e la città di Ginevra soffriva l’assedio delle truppe napoleoniche cominciato nel 1798 che aveva di fatto bloccato l’economia cittadina, a partire dal fruttuoso export dell’industria orologiaia. E proprio nella storia dell’alta orologeria ginevrina, che festeggia oggi i 200 anni della fondazione dell’Ecole d’Horlogerie, si possono ritrovare parallelismi e similitudini con la storia del gruppo Pictet.
L’avvento del rigido regime calvinista a partire dal 1541 (con la riorganizzazione della struttura ecclesiale e politica della città su basi religiose) portò con sé la censura di qualsiasi vanità negli usi e costumi, arrivando a negare alle donne dell’alta società di mostrarsi pubblicamente con gioielli e imbellettamenti. La condanna per il lusso e i suoi simboli spinse l’oreficeria ginevrina del XVII secolo, celebre per la sua qualità e raffinatezza, a convertire la propria competenza artigianale verso l’arte orologiaia. Lo sviluppo di questo nuovo settore, ben visto da Calvino perché portatore di "puntualità" e nuovi saperi, attirò dalla Francia numerosi artigiani specializzati nell’arte della misurazione del tempo.
Ginevra del calvinismo e dell’orologeria
Come si collega il successo dell’orologeria ginevrina alla storia di Pictet? Dalla medesima unione di tradizione e innovazione, in un contesto sociale ed economico unico, figlio della cultura calvinista e della dominazione francese. Da un lato ci sono, quindi, il sapere, l’impegno e la solidità; dall’altro, le idee, l’indipendenza e lo spirito imprenditoriale.
È, infatti, proprio negli anni più bui dell’economia ginevrina, con l’armata napoleonica che ancora assediava la città, che due giovani imprenditori non ancora trentenni, Jacob-Michel-François de Candolle e Jacques-Henry Mallet, videro nella crisi una opportunità, dando vita a una nuova realtà finanziaria indipendente. Con il nome di Candolle Mallet & Cie e con un capitale pari a 125.000 pound ginevrini (quelli che oggi corrisponderebbero a 30 milioni di franchi svizzeri), nasceva così il prototipo di banca privata (entrata a far parte della “haute banque”, ovvero un gruppo selezionato di banche private a conduzione familiare), rispettosa di quella cultura calvinista orientata al rigore e alla solidità, ma al contempo portata a guardare avanti, (in primis, oltre la dominazione francese, che finirà solo nel 1813, con la sconfitta di Napoleone a Lipsia).
Il modello della partnership di persone
Alla morte di de Candolle nel 1841, si unisce all’azienda il nipote della moglie, Edouard Pictet-Prevost, che darà alla banca il nome odierno. Da allora si succederanno alla guida di questa peculiare forma di partnership di persone 45 soci, ciascuno con una permanenza media di oltre 21 anni e una profonda conoscenza da tramandare. L'esperienza e i valori di ogni generazione vengono assorbiti e trasmessi senza interruzioni, tra cui il rigore, la gestione prudente e discreta degli affari e una considerevole apertura al mondo, specie in materia di investimenti finanziari.
Oggi, alla nona generazione della famiglia Pictet ancora attiva nella partnership, la banca è tra le più solide al mondo, premiata nel 2022 dalla classifica Global Finance, con un merito creditizio elevato (AA- per Fitch e Aa2 per Moody’s), grazie alla resilienza mostrata nell’affrontare le numerose crisi che si sono succedute in questi due secoli e tenendo fede ai principi ispiratori originali.
Ma, oltre alla capacità di aggirare e proteggere la clientela dai principali scandali e crisi finanziarie dell’epoca moderna, un altro fattore ha permesso alla banca di prosperare attraverso il tempo anche e soprattutto nei momenti di difficoltà: l’apertura al cambiamento e all’innovazione tipica dello spirito indipendente e imprenditoriale.
Dalla tradizione all’avanguardia
In Pictet il rispetto della tradizione si fonde indissolubilmente con l’apertura e la spinta verso il futuro, in un connubio perfetto tra pionierismo e visione di lungo termine. La peculiare forma proprietaria, infatti, consente alla banca di operare al riparo dai conflitti di interesse legati ad azionisti esterni, dalle pressioni di breve termine e dalle mode passeggere.
È in quest’ottica e da questo contesto che la visione avanguardista di Pictet ha dato i suoi migliori frutti, tra le prime realtà a lanciare sul mercato investimenti socialmente responsabili, investimenti nei mercati privati e investimenti nei mercati emergenti. In quest’ultimo ambito, la banca mosse i suoi primi passi con la personalità di Edouard Pictet-Prevost, viaggiatore ed esploratore, che capì che l’acquisizione costante di nuove competenze sarebbe stata la chiave per aprire la porta a nuove opportunità di investimento in mercati ancora inesplorati.
A questo fece seguito, a metà degli anni ’80, la creazione delle prime strategie azionarie emergenti disponibili sul mercato, aiutando gli investitori a capitalizzare sulle dinamiche di un mondo nuovo e a modularle in base alla loro propensione al rischio.
La nascita dell’investimento tematico
Ma la pietra miliare del successo di Pictet nel ventesimo secolo si lega all'anno 1910 e al nome di Guillaume Pictet, fotografo appassionato, che diede inizio a quella che sarebbe stata l’innovazione da sempre riconosciuta alla Banca: il lancio delle strategie tematiche. Guillaume si focalizzò in quegli anni su un unico tema: l’elettrificazione delle città nel Nuovo Mondo.
Da allora ebbe inizio la storia di Pictet nell’investimento tematico, diventato poi un vero e proprio marchio di fabbrica, culminato con il lancio nel 1995 di Pictet-Biotech, la nostra prima strategia disponibile alla distribuzione che investiva in aziende legate ai temi dell’innovazione biologica e della tecnologia; ancora, nel 1997, dieci anni prima del lancio dello smartphone di prima generazione prodotto da Cupertino, nasceva quello che sarebbe diventato il comparto Pictet-Digital. Ma è il 2000 l’anno che tutti ricordano: mentre i portafogli dei competitor si riempivano di petrolio e preoccupazioni legate al crac di Internet, Pictet lanciava la sua iconica strategia Water, dedicata alla sostenibilità dell’acqua.
Per alimentare la leadership e la posizione d’avanguardia, Pictet ha strutturato collaborazioni con istituti di ricerca capaci di individuare, analizzare e studiare i trend di lungo periodo capaci di rivoluzionare una società agli albori di un profondo cambiamento. Tra questi annoveriamo il Copenhagen Institute For Futures Studies per l’individuazione dei Megatrend e lo Stockholm Resilience Centre per l’applicazione del Modello dei Limiti Planetari come base delle nostre strategie di investimento.
"Fais bien et laisse dire" e il leone "Leo"
Il motto calvinista "Fais bien et laisse dire" (opera bene e lascia che gli altri parlino) rappresenta al meglio la natura della nostra banca, orientata alla creazione “silenziosa” di valore per la clientela attraverso prodotti e servizi, proteggendo i loro interessi dalle conseguenze nefaste delle crisi succedutesi nella storia recente, minimizzando i possibili rischi imprevisti e lontano dalle luci dei riflettori e delle mode passeggere.
Il leone impennato sopra le mura della città di Ginevra, già stemma della famiglia Pictet dal 1600, venne scelto come simbolo della banca nel 1955, in occasione del suo 150° anniversario.
Nel 1974, il logo fu ridisegnato a colori, con lunghi e appuntiti artigli e una lingua infuocata per rimarcare le solide fondamenta, capaci di superare anche le peggiori crisi, per poi tornare a ruggire.
Al logo venne, quindi, associato l’anno della fondazione “1805”.
Circa un ventennio più tardi, nel 1997, il mondo si trovava agli arbori di una nuova epoca: la bolla delle dotcom si stava gonfiando, l’euro sarebbe nato da lì a poco e Pictet mirava a espandere le sue attività tramite la vendita di fondi d’investimento a investitori esterni e avviando l’offerta rivolta agli investitori istituzionali nella divisione Asset Management. Era uno dei tanti momenti in cui si rendeva necessario mostrare l’unità del Gruppo, che portò a inserire il leone Pictet all’interno di un perimetro quadrato, come fosse un sigillo di qualità.
Nel 2002, il nuovo millennio aveva ritrovato il suo ottimismo. Nel 2015, “Leo”, come soprannominato internamente all’azienda, fu liberato e trasformato, nella stessa versione di sé, ma in formato digitale, con un’immagine più integra e tutte le parti del corpo unite, iniziativa gradita agli schermi dei dispositivi mobile e alle proiezioni di nuova generazione.
Responsabilità e sostenibilità per un cambiamento positivo
Una trasformazione della forma, ma non della sostanza, che ha portato Leo nel corso dei secoli a cambiare e aggiornarsi, assumendo la miglior forma possibile nel rispetto dei nostri valori tradizionali.
Dalla sua fondazione, la missione del Gruppo Pictet è sempre stata quella di garantire la prosperità dei propri clienti nel lungo termine grazie al giusto mix tra stabilità e innovazione, tenendo conto degli interessi delle generazioni presenti e future, a prescindere dalle difficoltà e complessità che il mondo economico, politico e sociale stava attraversando. Un approccio che l’ha portata a sviluppare il concetto di responsabilità e integrità verso le persone, l'economia reale e il mondo nel suo complesso.
Tramite un approccio sostenibile e una visione olistica che tiene in considerazione le complesse interazioni tra economia, società e ambiente, all’inizio degli anni '90, Pictet ha lanciato le prime strategie basate su criteri di sostenibilità ambientale e sociale, con un forte tilt innovativo. L’approccio attivo e la gestione del rischio che caratterizzano tutte le nostre strategie, si uniscono al desiderio di compiere azioni positive capaci di lasciare un segno tangibile nel mondo. Per questo motivo, crediamo fortemente nell’attività di engagement con le aziende in cui investiamo ed esercitiamo il nostro diritto di voto in assemblea (proxy voting) supportando quelle iniziative in grado di generare un impatto positivo internamente ed esternamente.
A riprova del suo impegno, Pictet fa inoltre parte dell’iniziativa Climate Action 100+, per assicurarsi che i maggiori emittenti aziendali di gas a effetto serra intraprendano le azioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico. Il Gruppo collabora, inoltre, con Farm Animal Investment Risk & Return Initiative e Centre for Education and Research in Environmental Strategies, per le attività di engagement nei confronti delle società attive nell’allevamento di bestiame e dell’acqua.
Oggi come allora, la nostra forza
La storia recente ha fatto emergere le difficili sfide che il pianeta, la politica, l’economia e la società stanno affrontando e dovranno affrontare negli anni futuri, rese ancora più complesse dall’accelerazione del cambiamento e dalla velocità con cui le crisi ambientali, geopolitiche sanitarie si succedono in brevissimi orizzonti temporali.
Stabilità è la nostra risposta all’instabilità globale. La stabilità che deriva da una cultura che si tramanda da 218 anni di storia, una cultura che trova le sue fondamenta in solidi principi fondanti, una cultura in grado di trasformare le crisi in opportunità e le difficoltà in resilienza grazie allo spirito indipendente e imprenditoriale che, oggi più che mai, ci fa guardare al futuro con serenità, ottimismo e apertura al cambiamento.