Selezionare un altro profilo Per accedere a ulteriori contenuti, seleziona il tuo profilo

Loss aversion bias - InconsciaMente podcast

Il mondo Pictet
Dai campi da golf a Gollum: perché la paura di perdere prende spesso il sopravvento? Si conclude il viaggio con Federico Buffa alla scoperta dei segreti della mente umana e dei bias cognitivi.

Il dolore di una perdita vale il doppio del piacere di un guadagno. Se dovessimo riassumere il bias della loss aversion in una frase, probabilmente sarebbe questa. Il bias della loss aversion, tra i più celebri, rappresenta la paura dell’individuo a realizzare una perdita, specie monetaria o finanziaria, spingendolo ad azioni spesso irrazionali e controproducenti. Tra queste, mantenere un’attività in perdita procrastinando il momento della sua realizzazione, o tenersi completamente al di fuori di attività passibili di sortire (nello scenario avverso) una perdita, rinunciando però al contempo a ogni opportunità presente sul mercato.

Scelte finanziarie

Partendo dal presupposto (studiato dagli psicologia Daniel Kahneman e Amos Tversky) che le persone preferiscono evitare una perdita piuttosto che acquisire un guadagno, il bias della loss aversion è tipico del cliente che lascia la propria liquidità disinvestita o parcheggiata su un conto corrente ritenuto sicuro (il concetto più digitale dei vecchi soldi sotto il materasso) pensando di aver risolto in questo modo il problema alla radice. Questo atteggiamento porta naturalmente con sé un’ulteriore distorsione: il non percepire pericoli più grandi e complessi che potrebbero sopraggiungere (tra i casi più classici, l’erosione da inflazione). 

Un pericolo collaterale alla loss aversion è rappresentato da coloro che, non accettando una perdita, diventano inclini ad assumersi un rischio ancora maggiore nella speranza di raggiungere il pareggio, ad esempio raddoppiando al casinò quando capita una serata sfortunata. Anche in questo caso, rischi e effetti collaterali superano certamente le opportunità.

Rimedi e soluzioni

Partendo dal fatto che la paura nasce sovente da una asimmetria di conoscenze o informazioni, il consulente finanziario gioca un ruolo centrale nella formazione del proprio cliente, con spiegazioni il più possibili chiare, concrete e semplici. L’obiettivo non è "forzare" una eventuale avversione al rischio del cliente, ma contestualizzare l’inefficacia di una avversione a tutto ciò che potenzialmente potrebbe comportare una perdita.

Un modo per evitare queste trappole psicologiche è affidarsi a una soluzione semplice e graduale, ad accumulo. In tal modo il cliente sarà più "consapevole" nel tempo dell’investimento che sta progressivamente creando.