La data dell'Earth Overshoot Day, calcolata dal Global Footprint Network utilizzando i dati del National Footprint and Biocapacity Accounts, si è avvicinata decennio dopo decennio, con un impatto deleterio sulle riserve per le generazioni future: se nel 1971 segnava il giorno del 25 dicembre, nel 1999 è slittata al 26 settembre; sei anni dopo, nel 2005, è passata ad essere il 27 agosto. Di recente, tra il 2017 e il 2023, la data è caduta tra il 28 luglio e il 2 agosto, ad eccezione dell’anno 2020, quando la natura ha riguadagnato terreno (20 giorni rispetto all’anno precedente) a fronte dello stop delle attività umane legato alla pandemia.
L’azione umana rimane quindi la chiave per cercare di invertire il corso degli eventi. I singoli Paesi contribuiscono in modo diverso al raggiungimento del tetto allo sfruttamento naturale, con impatto superiore da parte delle economie altamente industrializzate: guardando all’intero 2023, i primi ad aver raggiunto il proprio limite sono stati Qatar e Lussemburgo (10 e 14 febbraio), seguiti da Canada, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti d’America (il 13 marzo) e dall’Australia (23 marzo), Paesi ai quali servirebbero quattro pianeti per riuscire a soddisfare la propria domanda in maniera sostenibile. Tra le ultime posizioni, a compensare almeno in parte il sovrasfruttamento della Terra, Indonesia, Ecuador e Jamaica, il cui Earth Overshoot Day cade rispettivamente il 3, 6 e 20 dicembre.
Le 5 aree di azione per la sostenibilità
Come promosso dal movimento di ricercatori #MoveTheDate dell’Earth Overshoot Day Org., riuscire a condurre una vita prospera limitando l’utilizzo smisurato di risorse non è fuori portata. Sono state individuate infatti 5 aree principali sulle quali agire per migliorare la sostenibilità della vita sulla Terra:
- energia
- città
- cibo
- pianeta
- popolazione
Un esempio di intervento con impatto realeEarth Overshoot Day Org su tali aree arriva, ad esempio, dall’integrazione di politiche di carbon pricing: imporre un prezzo di $100 per tonnellata di carbonio sposterebbe l'Earth Overshoot Day di 63 giorni. O ancora, investire nelle smart city, le città intelligenti, ovvero nelle tecnologie per gli edifici, nei processi industriali, nella distribuzione dell'elettricità e nella riduzione della dipendenza dai trasporti ad alta intensità energetica, potrebbe spostare l'Earth Overshoot Day di 29 giorni. Senza contare il ruolo delle energie rinnovabili: la generazione del 75% di elettricità da fonti a basse emissioni di carbonio (rispetto al 39% attuale) sposterebbe in là l'Earth Overshoot Day di 26 giorni. Tra gli interventi concreti a maggior impatto sullo spostamento del limite, un plauso va al Vecchio Continente: se metà del mondo attuasse un Green Deal con il livello di ambizione dell'UE (pacchetto di iniziative strategiche che si impegna a mobilitare almeno 1000 miliardi di euroCommissione Europea di investimenti sostenibili nel prossimo decennio con l'obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050), la data potrebbe spostarsi di 42 giorni entro i prossimi 10 anni.
L'Earth Overshoot Day ricorre inoltre qualche giorno dopo il recente voto del Parlamento Europeo sulla Legge per il Ripristino della Natura, una misura con la quale i deputati chiedono che, entro il 2030, l’UE adotti misure per il ripristino del capitale naturale che coinvolgano almeno il 20% delle sue aree terrestri e marine, il ripristino del 15% dei fiumi nella loro lunghezza e il 10% di paesaggi ad alta biodiversità sulla superficie agricola. Oltre l'80% degli habitat europei, secondo le analisi UEParlamento Europeo, riversa infatti in cattive condizioni: la persistenza del superamento del limite ha portato al degrado della terra e del suolo (eccessivamente sfruttato e deforestato), all'esaurimento degli stock ittici, alla perdita di biodiversità e all'accumulo di gas serra. I sintomi di tali azioni stanno diventando ogni giorno più evidenti in tutto il mondo, con incendi, siccità, modificazioni climatiche rapide e violente, inondazioni e ondate di calore, esacerbando i problemi legati all’approvvigionamento di cibo ed energia.
Riciclo di materiali ed economia circolare rappresentano, nella quotidianità, le azioni migliori per intraprendere un percorso di mitigazione dell’attività umana sul territorio, attraverso una migliore progettazione, il riutilizzo di materiali, la riparazione e la rigenerazione di prodotti con un approccio di lungo periodo. Strategie come Pictet-Global Environmental Opportunities (GEO) e Pictet-ReGeneration, nuovo fondo della gamma tematica Pictet, investono in società all'interno della fiorente industria ambientale che contribuiscono attivamente alla salvaguardia delle risorse naturali del mondo. Entrambe le strategie investono in base al Modello dei Limiti Planetari sviluppato da un team di eminenti scienziati dello Stockholm Resilience Centre (SRC) col quale da anni Pictet Asset Management collabora. Il modello definisce lo “spazio operativo sicuro” entro cui dovrebbero svolgersi le attività umane e identifica le nove dimensioni ambientali più critiche – che comprendono perdita della biodiversità, flussi biochimici, inquinamento da sostanze chimiche, modifica del sistema agrario, utilizzo delle acque dolci, acidificazione degli oceani, riduzione dello strato di ozono e carico di aerosol atmosferici – essenziali per mantenere una biosfera stabile.
Il giorno dell’Earth Overshoot Day 2023 fa inoltre seguito al primo "Plastic Overshoot Day", calcolato sui dati pubblicati da PLASTEAX, che ha fissato lo scorso 28 luglio il momento dell’anno in cui gli esseri umani non possono più essere in grado di gestire correttamente i rifiuti di plastica prodotti annualmente. Solo quest'anno, oltre 68,5 milioni di tonnellate di plastica a vita breve finiranno per inquinare l'ambiente naturale. Il quadro è ancor più preoccupante se si guardano le stime future di produzione di plastica, destinata a triplicare entro il 2060, a meno di un cambio di direzione.
Fissare una data a livello internazionale ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza ecologica di tutti, per spingere verso un’azione accelerata e cooperativa che includa nuovi investimenti per l’energia rinnovabile e l’adattamento climatico e che promuova soluzioni incentrare su clima e ambiente.
L’impegno di Pictet
La volontà di attuare investimenti che andassero in questa direzione ha spinto i team di gestione di Pictet ad articolare una filosofia di investimento comune sul clima e ad elaborare una serie di Principi di investimento attuabili. Tra questi, il raggiungimento entro il 2040 di portafogli 100% investiti in asset azionari quotati e obbligazionari corporate con obiettivi di mantenimento del riscaldamento globale entro 1,5° centigradi (validati su base scientifica), con step intermedi del 40% e 60% al 2025 e 2030. Da sempre, le nostre strategie promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali: abbiamo lanciato il primo fondo ESG “best-in-class” alla fine degli anni ‘90, concentrandoci su titoli svizzeri. Offriamo una gamma di strategie tematiche che investono in società impegnate in questioni come la transizione energetica, la produzione alimentare sostenibile, il riciclo delle materie e la carenza di risorse idriche, oggetto del fondo Pictet-Water lanciato nel 2000.
Ci avvaliamo di dati ESG appoggiandoci a una serie di fornitori specializzati (tra cui i provider ISS, CFRA, Sustainalytics e Verisk Maplecroft). Siamo firmatari dei PRI, Principle of Responsible Investment dal 2007, sottoscrittori del GFANZ (Glasgow Financial Alliance for Net Zero), membri fondatori della Swiss Sustainable Finance, membri attivi dell’IIGCC (Institutional Investors Group on Climate Change) e abbiamo impegni di collaborazione con l’organizzazione no-profit Ceres, la rete FAIRR (per il controllo dei rischi nel settore alimentare). Pictet ha inoltre ricevuto il riconoscimento Broadridge (quarti in Europa per responsabilità sociale), NMG (sesti a livello globale nella classifica ESG Leaders) e Avant Gardist (nell’ambito Responsible Investment Brand Index).