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Diventare Investitori: Osservatorio Internazionale di Educazione Finanziaria di Pictet Asset Management

Il mondo Pictet
L’educazione finanziaria potrebbe contribuire ad un migliore utilizzo dei risparmi degli italiani, la cui attitudine agli investimenti è ancora affetta da “presentismo”, scarsa diversificazione e forte avversione al rischio. Gli operatori finanziari devono ricoprire un ruolo centrale nel guidare le scelte di investimento delle future generazioni di investitori attraverso l’ascolto e la comprensione delle loro abitudini di consumo dei media, delle loro paure e degli ostacoli incontrati nella gestione delle loro finanze.

Nel mese dedicato all’educazione finanziaria, abbiamo voluto realizzare per il terzo anno consecutivo il nostro Osservatorio Edufin 2023 dal titolo “Diventare investitori”, una nuova ricerca dedicata all’analisi dello stato dell’arte dell’alfabetizzazione finanziaria, punto di partenza per comprendere le carenze, le difficoltà e le necessità di una materia cruciale per il benessere delle persone. Possedere una sufficiente educazione finanziaria si concilia, infatti, con concetti di indipendenza, soddisfazione e tranquillità.

La ricerca tratta di temi che aiutano a comprendere l’attitudine delle diverse generazioni al risparmio, gli effetti di mercati sempre più incerti e volatili sulle scelte di investimento, le modalità e gli strumenti utilizzati per orientarsi e il posizionamento dell’Italia in un contesto europeo meno frammentato di quanto si pensi in materia di investimento privato. Nel corso degli anni, istituzioni ed operatori professionali si sono assunti la responsabilità di colmare questo gap di competenze e indirizzare le scelte di investimento individuali attraverso adeguati modelli di servizio e consulenza.  

Educazione finanziaria e necessità di risposte nel quotidiano

Nel complesso viaggio avviato dall’Italia per promuovere l’educazione finanziaria, i primi risultati ottenuti sono oggi sotto gli occhi di tutti. La generale presa di coscienza dell’importanza della materia si è tradotta in un interesse crescente da parte di investitori e non, a informarsi di più, con un maggiore impegno profuso nel ricercare fonti di informazione economico-finanziaria efficaci. Si tratta di dinamiche positive che, tuttavia, sono spesso legate all’esigenza di informarsi per far fronte a periodi di stress finanziario (personale o generale) piuttosto che a un pensiero costruttivo di lungo termine, capace di donare una concreta consapevolezza di come gestire, coltivare e proteggere il proprio patrimonio.

La combinazione di mercati finanziari turbolenti, incertezza economica, emotività mal gestita e ridotta educazione finanziaria ha portato a costruzioni inefficienti di portafoglio. In un contesto economico e finanziario complesso come quello degli ultimi anni, dominato da inflazione e importanti storni di mercato, il catalizzatore di una maggiore attenzione ai temi finanziari è stato la necessità di cavarsela nella vita di tutti i giorni. Termini come “inflazione” o “tassi di interesse” sono tornati a popolare le query dei principali motori di ricerca, manifestando il bisogno delle persone di avere risposte pronte e semplici per comprendere come comportarsi nel proprio quotidiano.  

Quanto spazio riserva all’informazione legata all’economia e alla finanza?

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Il problema inconscio dell’orizzonte temporale

La crescente complessità di mercato ha generato un forte bias a livello di orizzonte temporale. A prevalere, soprattutto tra i non investitori (coloro che non hanno impieghi finanziari, ad eccezione del conto corrente), è infatti la visione di breve o brevissimo termine, il cosiddetto “presentismo”. Tale rilevazione emerge principalmente da due elementi: il mezzo utilizzato per informarsi e la preferenza di impiego finanziario.

Cresce, infatti, la preferenza a informarsi su canali che offrono contenuti ingaggianti e immediatamente fruibili in rete, principalmente nei social network. Una tendenza che non riguarda solo i giovani, ma che interessa anche le fasce d’età più avanzata, che si affidano sempre meno ai mezzi di informazione più tradizionali come stampa e televisione. Creare contenuti ingaggianti e di facile comprensione è ormai condizione vincolante per riuscire ad attirare e fidelizzare un pubblico sempre più distratto di lettori, ma fa emergere, al tempo stesso, il problema della verifica dei referenti e dei messaggi canalizzati, spesso mossi da finalità commerciali.

Attraverso quali delle seguenti modalità gradirebbe essere coinvolto sui temi che riguardano il risparmio, la sua gestione in generale la finanza?)

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I desiderata a livello di impiego finanziario mostrano poi una propensione a tipologie di investimenti meno impegnative dal punto di vista di gestione e orizzonte temporale.
I non investitori continuano, infatti, a prediligere la liquidità, nonostante l’effetto erosivo del potere d’acquisto dei capitali disinvestiti in un contesto di alta inflazione e rialzo dei tassi di interesse. Al secondo posto, trovano posto gli investimenti immobiliari, per lo più oggetto di eredità o scelte di vita familiare non remunerative.

Viceversa, tra gli investitori italiani emerge la preferenza verso i Titoli di Stato, che si affiancano a quella parte di patrimonio investita nel mercato immobiliare (entrambi analogamente esposti al rischio paese), tenendo come terza scelta la liquidità. 

In che cosa ha investito i suoi risparmi?

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Sempre analizzando la propensione all’investimento per fasce d’età, emerge un paradosso del lungo termine. Un giovane, considerato l’orizzonte temporale più lungo a disposizione e una tendenziale maggiore propensione al rischio (suggerita dalla teoria del life cycle), dovrebbe essere il soggetto più indicato per investire in azioni, mentre, dalle evidenze, l’azionario in Italia cresce d’attrattività con l’avanzare dell’età e del patrimonio. Analogamente, i giovani si mostrano meno interessati a strumenti ritenuti ideali per iniziare il proprio percorso di pianificazione finanziaria e di investimento di lungo periodo, come i Piani di Accumulo (PAC). La capacità di comunicare ai giovani tramite canali digitali o attraverso la famiglia è fondamentale affinché possano affrontare con consapevolezza un percorso finanziario adatto alle loro esigenze. Proprio come emerge dalla nostra ricerca, i giovani associano, infatti, l’educazione finanziaria alla capacità di realizzare i propri progetti di vita.

In che cosa investirebbe oggi i suoi risparmi?

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Il ruolo centrale di consulenti e professionisti

Sebbene siano stati compiuti molti passi avanti, esiste ancora oggi un importante gap conoscitivo tra chi conosce la materia o si affida a un professionista e chi, pur mostrando un interesse, non riesce a integrare l’educazione finanziaria nelle proprie scelte di vita e di investimento. Se infatti la consulenza di investimento non è ancora compresa da non investitori e piccoli investitori, è evidente il ruolo che questa ricopre nel contribuire alla consapevolezza dei principali rischi legati agli investimenti come l’emotività, il market timing e la concentrazione di portafoglio, offrendo portafogli di investimento più diversificati e orientati al lungo termine. Gli operatori del settore devono assumere un ruolo sempre più rilevante in qualità di promotori dell’educazione finanziaria anche verso gli investitori più piccoli e più giovani, attraverso modelli di servizio innovativi capaci di attirare l’attenzione delle nuove generazioni.

In Pictet, ci impegniamo a diffondere informazione di qualità, cercando di veicolare contenuti in modo semplice e intuitivo. Proprio in quest’ottica, abbiamo lanciato nel 2015 il blog di educazione finanziaria Pictet per Te, nato dallo spirito pionieristico che contraddistingue da sempre le nostre sperimentazioni, consapevoli dell’importanza economica e sociale di questa materia per le persone e il Paese. Il nostro impegno si è di recente arricchito grazie a una delle più esaustive collane di video pillole di educazione finanziaria, immaginate per la vostra clientela i Focus Pictet e una serie di podcast InconsciaMente utile a identificare il modo in cui i bias cognitivi prendono il sopravvento nell’orientare le nostre scelte quotidiane, anche negli investimenti.