Un oceano di un blu intenso, chilometri di spiagge di sabbia bianca e 340 giorni di sole all'anno. Le Bahamas possiedono sicuramente un grande patrimonio naturale e le loro acque uniche nascondono un tesoro ulteriore: il più grande ecosistema di alghe del pianeta.
La rigogliosa vegetazione sottomarina svolge un ruolo fondamentale dal punto di vista ecologico. Le praterie marine rivestono da sempre un'importanza vitale per la biodiversità delle isole, offrendo riparo e cibo a decine di specie marine (molte delle quali in pericolo), in particolare nelle prime fasi della vita.
Ma è stata la loro capacità di catturare e immagazzinare i gas serra ad attirare l'attenzione di tutto il mondo. Le alghe marine, infatti, assorbono il carbonio in modo estremamente efficiente, intrappolando centinaia di milioni di tonnellate di gas serra. Grazie ai loro fitti sistemi di radici, che si decompongono molto lentamente, riescono a catturare la CO2 in maniera molto più efficiente delle foreste pluviali.
Tuttavia, questo patrimonio, cruciale per l'umanità, è a rischio. La ricerca, infatti, ci dice che ogni anno scompare circa il 7% delle praterie marine del pianeta.PNAS In un mondo sempre più preoccupato per le emissioni di gas serra e che si sta impegnando per un futuro a zero emissioni di carbonio, sarebbe assurdo non fare il possibile per arginarne la scomparsa definitiva.
Tutto ciò spiega l'intensificarsi degli sforzi per proteggere questo capitale naturale, sia alle Bahamas che nel resto del mondo."Le praterie marine sono i veri polmoni del nostro pianeta", afferma Austin Gallagher, CEO e capo della ricerca di Beneath The Waves, una start-up senza scopo di lucro per la conservazione degli oceani. "Il carbonio penetra naturalmente nell'acqua; queste piante, le alghe marine, assorbono il carbonio con la fotosintesi, lo trasportano attraverso le radici e lo trattengono per sempre".
Grazie alla tecnologia satellitare, Beneath The Waves ha mappato queste praterie. Si stima che la più grande di esse si estenda per 93.000 km quadrati: oltre il doppio della superficie della Svizzera. La ricerca condotta da Gallagher e dai suoi colleghi suggerisce che, nel complesso, le Bahamas potrebbero immagazzinare circa il 25% di tutto il carbonio trattenuto globalmente dalle alghe marine.
"Si tratta di un patrimonio globale, perché combatte il cambiamento climatico in maniera naturale. Probabilmente, se non fosse per queste praterie di alghe marine, la situazione dei gas serra nella nostra atmosfera sarebbe addirittura peggiore", afferma Gallagher.
Fortunatamente, Beneath The Waves, insieme al governo delle Bahamas, ha studiato una soluzione.
Un progetto per il Blue Carbon
Nell'ambito di questo progetto, le Bahamas diventeranno il primo Paese al mondo a vendere crediti di carbonio blu, consentendo concretamente a società, governi o singoli individui di compensare le inevitabili emissioni di carbonio, contribuendo allo stesso tempo a proteggere e conservare le praterie di alghe marine che assorbono i gas emessi.
"Stiamo vedendo tantissime aziende impegnarsi seriamente nella corsa verso la neutralità carbonica", afferma Gallagher. "Ogni cambiamento positivo che impatta sul consumo energetico merita d'essere apprezzato; tuttavia, quando si tratta di emissioni, esisterà sempre una componente che non può essere controllata: si tratta delle cosiddette "emissioni inevitabili". Per diventare carbon neutral, queste aziende hanno la possibilità di acquistare crediti di carbonio".
In sostanza, ciò che finanzieranno con l'acquisto di crediti è la protezione di questi depositi di carbonio, impegnandosi al contempo a evitare emissioni future. Non solo: alla tutela delle alghe marine si accompagneranno altri benefici, come la salvaguardia di squali, tartarughe e della biodiversità marina in generale. Il governo delle Bahamas, dal lato suo, sta incentivando all'azione. Circa il 15% del PIL dell'isola è minacciato dal cambiamento climatico.Reuters
Come ormai noto, i mercati emergenti sono maggiormente minacciati dal cambiamento climatico rispetto alle loro controparti sviluppate e i fondi di cui dispongono per mitigare e adattarsi al cambiamento sono più limitati; le Bahamas potrebbero quindi fornire un modello agli altri paesi, su come sfruttare le proprie risorse naturali a vantaggio di tutti.
"Stiamo cercando di creare un modello per il futuro dei progetti legati al carbonio blu, principalmente per quelle piccole regioni insulari in via di sviluppo. Credo che le Bahamas saranno considerate pioniere in questo campo", afferma Gallagher.
I primi passi sono già stati mossi con l'approvazione di una legislazione innovativa che ha stabilito un quadro di riferimento per la protezione delle praterie marine e ha gettato le basi per l'emissione di crediti di carbonio blu.
Tuttavia, c'è ancora molto da fare, compresa la creazione di un approccio formale e standardizzato per la mappatura e la quantificazione del carbonio effettivamente presente nel suolo, con l'aiuto di aerei e sommozzatori.
Gallagher afferma che l'iniziativa "permetterà di trasformare enormi estensioni di spazio oceanico in aree protette, per i prossimi 100 anni". "Nel frattempo, la nostra organizzazione porrà le basi per fornire assistenza nella registrazione di queste aree e nella creazione dei crediti di carbonio blu, un processo alquanto complicato".
La speranza è che i crediti possano essere messi in vendita entro uno o due anni e che i ricavi possano essere utilizzati non solo per aiutare le praterie marine, ma le Bahamas in generale.
"Siamo fiduciosi che questo possa essere un progetto trasformativo di cui beneficeranno tutti gli abitanti delle Bahamas", ha dichiarato Gallagher.
Nota: Pictet Bank & Trust Ltd, le isole Bahamas e Pictet Group Foundation si sono unite per sostenere Beneath the Waves nella realizzazione attiva di progetti legati al carbonio blu alle Bahamas e in tutti i Caraibi.
APPROFONDIMENTI PER GLI INVESTITORI
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Secondo la società di consulenza McKinsey, il mercato dei crediti di carbonio potrebbe superare i 50 miliardi di dollari entro il 2030: un aumento di 15 volte in cinque anni.
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Ciò equivale a crediti a copertura di una quantità di anidride carbonica fino a 2 gigatonnellate entro il 2030, che potrebbe arrivare sino a 13 gigatonnellate entro il 2050.
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Secondo il World Resources Institute, le praterie marine, le mangrovie e le paludi salmastre potrebbero assorbire CO2 a un ritmo annuo di circa 1,4 miliardi di tonnellate entro il 2050. Inoltre, la loro manutenzione e protezione garantisce che il carbonio assorbito non venga reimmesso nell'atmosfera.