A Daniel Kahneman va riconosciuto il merito di aver portato la psicologia nell’economia, facendo da apripista allo studio della finanza comportamentale. I suoi primi lavori, pubblicati negli anni ’70 insieme al collega psicologo, Amos Tversky, si concentrano sulle dinamiche del processo decisionale durante periodi di stress e incertezza.
Le teorie dei due studiosi segnarono un cambiamento nella letteratura dell’epoca, discostandosi dal paradigma diffuso a quell’epoca dell’Uomo razionale, anche noto come Homo oeconomicus. Alla base dei loro studi, infatti, si trovano i concetti di euristiche ed euristiche inefficaci, note come bias cognitivi, capaci di spiegare, partendo da basi scientifiche, il modo in cui funziona la mente umana, in alcuni casi muovendosi in modo spontaneo e intuitivo, in altre in modo affrettato e impreciso.
L’opera best-seller di Kahneman, “Pensieri lenti e veloci” del 2011, ha aiutato a rendere i suoi studi accessibili a un pubblico più ampio. Quest’opera introduce due modelli di pensiero: il Sistema 1, o pensiero veloce, e il e Sistema 2, o pensiero lento. Mentre il Sistema 1 opera in fretta e automaticamente, con poco o nessuno sforzo e senza controllo volontario (rispondere ad esempio a quando fa 1+1 o girarsi quando si sente un rumore), il Sistema 2 richiede un’attività mentale e uno sforzo di concentrazione superiore, ma consente di risolvere compiti e problemi molto più complessi. Il segreto è saper riconoscere le situazioni in cui è necessario ricorrere al Sistema 2 e quelle in cui il pensiero lento rischia invece di portare fuori strada o di fare sprecare energie inutilmente.
Restando nell’ambito della bibliografia, nel suo ultimo libro “Rumore. Un difetto del ragionamento umano”, Kahneman si concentra sulla variabilità del giudizio umano che si verifica quando a più persone vengono presentate le stesse informazioni. Si può trovare traccia di questo fenomeno negli ambiti di giudizio più disparati, come le sentenze giudiziarie, le diagnosi mediche e le valutazioni delle prestazioni dei dipendenti, per citarne solo alcuni. Si tratta però di una caratteristica indesiderabile, in quanto porta a risultati imprevedibili e incoerenti.
Gli approcci che possono essere presi in considerazione per limitare questa inconsistenza includono la standardizzazione dei processi decisionali, così da limitare il giudizio individuale, o la media delle valutazioni di più individui.
Alcune delle intuizioni chiave di Kahneman e Tversky sono state integrate nella nota Teoria del Prospetto, che lo portò a vincere il premio Nobel nel 2002 (Tversky era ormai deceduto). La teoria del prospetto ha arricchito la teoria dell’utilità attesa, che aveva il fine di stabilire le condizioni ideali e normative secondo cui una decisione può essere definita "razionale".
La formulazione di Kahneman si propone, invece, di offrire una descrizione di come gli individui effettivamente si comportano di fronte a una scelta, focalizzandosi in particolare sulle decisioni in condizioni di rischio, condizionate da tre importanti fenomeni psicologici:
- Avversione alle perdite, ovvero il fatto che il dispiacere che deriva da una perdita è di gran lunga maggiore del piacere che deriva da un guadagno (pari o superiore al doppio);
- Effetto framing, che spiega come l'individuo operi una scelta in base non solo alle informazioni disponibili ma anche al modo in cui queste vengono presentate;
- Effetto di isolamento, che esprime la tendenza delle persone a “isolare” o trattare separatamente probabilità consecutive o blocchi di informazioni distorcendo il processo valutativo.
Podcast InconsciaMente – Bias cognitivi
La nostra serie di podcast “InconsciaMente” parte proprio da alcuni dei suoi più celebri lavori e ha come obiettivo rendere l’investitore consapevole dei tranelli che la mente può giocare anche all’essere più razionale.
Un bias come quello dell’overconfidence, ad esempio, può portare a sovrastimare le proprie abilità nell’identificare gli investimenti migliori; l’effetto gregge può spingere a razionalizzare un investimento basandosi esclusivamente sul fatto che molte altre persone stanno facendo lo stesso; il projection bias (o bias di proiezione) porta a prendere decisioni per il futuro basandosi unicamente sullo stato d’animo odierno; o ancora il confirmation bias, o bias di conferma, porta a ricercare e privilegiare quei dati che più si accordano alle proprie convinzioni personali, tralasciando le altre e limitando l’ascolto di un parere più esperto.
Kahneman applicato all’investimento tematico
Le intuizioni di Kahneman comportano grandi implicazioni per la gestione attiva dei portafogli. Il processo di investimento all'interno del team Thematic Equities di Pictet Asset Management integra, infatti, alcuni importanti aspetti di finanza comportamentale.
- Processo ripetibile
Tutti gli individui sono soggetti a pregiudizi cognitivi ed euristiche, compresi gli investment manager. Per evitare queste trappole psicologiche è necessario trovare il giusto equilibrio tra giudizio e disciplina di processo. Nel team Thematic Equities, riconosciamo l'importanza di applicare un processo ripetibile e disciplinato, un approccio che ha come fulcro il metodo di valutazione delle aziende. Naturalmente questo modello non è sempre in grado di cogliere tutti gli aspetti rilevanti legati a una determinata realtà, pertanto è necessario prevedere un elemento di giudizio che consenta di discostarsi dai parametri del modello. Nel linguaggio dell'economia comportamentale, il punteggio iniziale, ovvero il primo parere o riferimento che viene fornito in un processo di valutazione (nel nostro caso quello derivante dal processo valutativo iniziale), agisce come un'ancora a cominciare dalla quale sono possibili aggiustamenti. Partire da una base solida e da lì muoversi secondo valutazioni tattiche circostanziali evita di cadere vittima di bias cognitivi. Questo approccio contribuisce infatti a limitare gli effetti del Sistema 1 e a favorire il Sistema 2, costringendo i gestori a essere pienamente consapevoli del motivo per cui si discostano dal modello.
Un esempio di come l’ancoraggio positivo porti a una formulazione efficace dei portafogli di investimento arriva dalla valutazione del posizionamento e dalla costruzione del portafoglio del fondo Pictet-Digital.
- Orientarsi tra i pregiudizi del mercato
Alcuni bias cognitivi possono essere così radicati da avere a volte effetti duraturi sulle valutazioni dei mercati. Parliamo di pregiudizi come quelli che per anni hanno accompagnato i mercati emergenti (considerati lontani e per questo più pericolosi) o della loss aversion, che può portare a sovrappesare una perdita rispetto a un guadagno, spingendo l’investitore a tenersi alla larga da un determinato tipo di asset per la paura di rischiare di nuovo, precludendosi ogni opportunità.
L'orientamento a lungo termine che caratterizza l’investimento tematico serve a limitare la tendenza a lasciarsi condizionare dai trend di breve termine. La creazione di universi tematici, che uniscono al loro interno una serie di Megatrend appartenenti ad aree diverse è uno degli approcci chiave che consente ai team di gestione tematici di capitalizzare i bias del mercato (scorgendo opportunità là dove altri vedono un rischio o non percepiscono valore) mantenendo una visione prospettica. Non solo: la possibilità di muoversi all’interno di un tema di investimento, sfruttando più forze secolari (e non concentrandosi su un singolo settore) evita di correre il rischio di sovraesporsi a gruppi di asset con caratteristiche similari ma egualmente esposti ai rischi di mercato.
La caratteristica dell’investimento tematico di unire megatrend appartenenti ad aree diverse permette di separare giudizi pregiudizievoli nella gestione di portafoglio.
- Affrontare il “rumore” nei giudizi
Alcuni dei nostri team di investimento tematico sono cresciuti di dimensioni negli ultimi anni, includendo all’interno esperti non solo dell’investimento ma anche tecnici della materia. Il confronto reciproco che avviene all'interno dei team è una caratteristica positiva, poiché permette di ridurre la variabilità arbitraria, il cosiddetto “rumore”, che può emergere quando le decisioni sono soggette al giudizio idiosincratico di un solo gestore, che legge le informazioni a modo suo.