Viviamo all’epoca del COVID, una minaccia che ci ha colti impreparati, facendoci sentire costantemente in pericolo e stravolgendo le nostre abitudini di vita. Ma sulle nostre teste aleggia un’altra spada di Damocle, probabilmente meno imminente rispetto alla pandemia, ma altrettanto pericolosa per il nostro futuro: quella della devastazione della natura.
La consapevolezza dell’urgenza di agire per la tutela dell’ambiente è ormai diffusa a livello globale e i governi di tutto il mondo sono allineati nell’adottare politiche improntate alla sostenibilità.
In Pictet, abbiamo a cuore queste tematiche, parte integrante del nostro DNA ultrasecolare. Abbiamo lanciato la nostra prima strategia tematica dedicata all’ambiente nel 2000 e da allora abbiamo costantemente ampliato la nostra gamma di strategie sostenibili, tanto che in Italia siamo riconosciuti da anni come l’asset manager più credibile nell’offerta di prodotti ESG/SRI (secondo la ricerca indipendente di Finer).
Parte di questo successo è dovuto senza dubbio alla strategia Pictet-GEO (Global Environmental Opportunities). Dopo aver raccolto il riconoscimento come miglior strategia ESG/SRI del mercato da parte di importanti testate quali il Financial Times, Morningstar e Il Sole 24 Ore nel corso degli ultimi 12 mesi, ha ottenuto in questi giorni il premio come “Best Environmental/Climate Change Fund” nell’ambito dei Sustainable & ESG Investment Awards 2020 di Investment Week.
Oltre alle ottime performance (+41,53% nel 2019 e +18,99% nel 2020, a fine novembre nella classe istituzionale in euro), ciò che contraddistingue il fondo è l’approccio olistico, fondato su una solida base scientifica, al tema della sostenibilità ambientale.
L’universo di investimento è infatti definito a partire dal modello dei Limiti Planetari, elaborato per la prima volta nel 2009 dallo Stockholm Resilience Centre.
Questo individua 9 diverse dimensioni, essenziali per mantenere una biosfera stabile, necessaria per lo sviluppo e la prosperità del genere umano. Per ciascuna di queste dimensioni, viene definito un limite per così dire “sicuro”, ossia un livello entro il quale si dovrebbe operare per non rischiare di provocare un danno irreversibile all’ambiente.
Il modello risulta essenziale per andare oltre la considerazione del solo cambiamento climatico e valutare appieno l’impatto dell’attività umana sugli ecosistemi. Inoltre, essendo il limite per ciascuna delle 9 dimensioni misurabile in modo preciso, applicando il modello dei Limiti planetari è possibile quantificare concretamente tale impatto.
Nell’effettuare le nostre valutazioni lungo le 9 dimensioni dei Limiti Planetari, applichiamo poi la Life Cycle Analysis per calcolare l'impronta ambientale delle aziende attraverso l'intera catena del valore: dall'estrazione delle materie prime ai processi di manifattura, alla distribuzione e trasporto, all'uso dei prodotti, al loro smaltimento e all’eventuale recupero, in un’ottica di economia circolare.
In definitiva, la combinazione del modello dei Limiti Planetari con la Life Cycle Analysis ci garantisce che le società su cui investiamo operino all’interno dei limiti di sicurezza per tutte le 9 dimensioni ambientali critiche.
Si tratta di un approccio unico a una tematica attualmente molto diffusa, come quella degli investimenti a carattere ambientale, che, unito ai risultati degli investimenti, ci è valso numerosi prestigiosi riconoscimenti internazionali.